Antonello Giacomelli, pratese doc, è dal 2020 commissario dell’AgCom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In precedenza è stato a lungo impegnato in politica sia a livello locale sia nazionale, con cinque legislature in Parlamento e ruoli anche di governo. Notizie di Prato lo ha incontrato per parlare con lui di due argomenti che stanno particolarmente a cuore al mondo dell’informazione online e televisiva: la questione dell’equo compenso (vale a dire gli indennizzi che i colossi del web dovranno riconoscere agli editori) e quella della par condicio, particolarmente attuale alla vigilia dell’importante tornata elettorale di giugno. Naturalmente a Giacomelli abbiamo chiesto anche un giudizio sulla scena politica pratese, dal suo ruolo di osservatore privilegiato alla luce della vasta esperienza maturata negli anni passati.
Il rapporto tra il mondo dell’editoria e i colossi del web rappresenta sicuramente la sfida più importante che il sistema informazione, non solo italiano, deve affrontare. Il Consiglio di Stato, con la sua ultima ordinanza, ha fatto segnare un punto ad Agcom e Fieg (Federazione degli editori di giornali) nella controversia con Meta-Facebook. Un punto che rimette in gioco il regolamento Agcom sull’equo compenso che le piattaforme sono tenute a garantire per l’utilizzo di contenuti editoriali. Si può parlare a ragion veduta di svolta, come in tanti stanno facendo?
“La sentenza del Consiglio di Stato che riconosce validità al regolamento Agcom è un passaggio fondamentale in attesa della pronuncia in sede europea. È di nuovo affermato il principio che il lavoro dei media deve essere riconosciuto in modo equo. Non voglio essere enfatico ma dalla difesa della impostazione di Agcom passa molto della effettiva difesa del ruolo di giornali e tv ed in definitiva della libertà di stampa. È interessante notare che l’atteggiamento delle grandi piattaforme non è uniforme: mentre Google ha realizzato accordi con quasi tutti gli editori, Meta ha scelto la strada del contenzioso legale contro il nostro regolamento”
Che l’Italia sia in una campagna elettorale praticamente permanente è ormai un dato assodato. Adesso, però, con le prossime tornate per le Europee e per le amministrative, che coinvolgeranno milioni di elettori, le televisioni, sia nazionali sia locali, si troveranno nuovamente a fare i conti con le norme della par condicio. Un provvedimento nato all’epoca di Berlusconi, quando il rischio di monopolio televisivo era sicuramente concreto, ma che adesso sembra essere superato dai tempi. In tanti si chiedono se ha davvero sempre ragione di esistere che le televisioni debbano dividere in tempi equamente ugualitari gli spazi destinati a candidati che, in manienra oggettiva, hanno peso e consensi molto diversi tra loro. Qual è la sua opinione al riguardo?
“Agcom ha segnalato formalmente a governo e parlamento la necessità di adeguare una normativa, quella della par condicio, ormai inadeguata e superata dai tempi. Purtroppo non c’è stata alcuna iniziativa in sede parlamentare e dunque anche le prossime elezioni saranno regolate dalle norme vigenti. Per quanto ci riguarda stiamo predisponendo un regolamento che almeno nelle intenzioni sia facilmente applicabile dagli operatori dell’informazione e garantisca il rispetto della parità di trattamento. Tuttavia la mia personale opinione è che la norma va rivista se la si vuole rendere davvero efficace nel contesto di oggi: non è pensabile che di fatto solo le tv siano regolate fino all’eccesso e che altre modalità di comunicazione, penso soprattutto al web, siano totalmente liberi”
E’ di ieri la notizia dell’assoluzione di Luca Lotti, insieme agli altri imputati, al processo di primo grado del principale procedimento legato all’inchiesta Consip. Lei con Lotti ha condiviso l’attività di governo e una parte importante dell’avventura politica. Su Facebook ha dedicato a Lotti parole di affetto e di stima. Nessuno, però, potrà rendere a lui, a tutti quelli nella sua situazione, quello che gli è stato tolto.
“Ieri è stata una giornata bellissima perché la sentenza del tribunale di Roma ha restituito a Luca giustizia e onore che, peraltro agli occhi di chi lo conosce, non aveva mai perso. Purtroppo non sono recuperabili i danni inferti da chi, in questi sette anni, ha utilizzato in modo improprio il legittimo lavoro della magistratura per viltà per opportunismo per piccole rivalse politiche e personali. Il garantismo, il rispetto pieno della persona e dei suoi diritti sono per molti versi obiettivi ancora da raggiungere”.
Il centrosinistra a Prato sta per chiudere i 10 anni dell’esperienza di Biffoni che ha guidato un’amministrazione in grado di raccogliere consensi e apprezzamenti trasversali, come dimostrano tutti i sondaggi fatti finora. Adesso, però, per il partito si pone il problema di trovare quale strada intraprendere e mediare tra le esigenze di rinnovamento, emerse sia dal congresso provinciale sia da quello nazionale, e la necessità di non disperdere il buon lavoro fatto dall’amministrazione uscente. Dal suo punto di vista di osservatore esterno, come vede la cosa?
“Su questo punto vorrei mantenere la distanza che il mio ruolo impone. Lei sa bene che ho lasciato la tessera del Pd quattro anni fa e che non faccio più parte da allora di nessun organismo di nessun partito. Eppure, me lo faccia dire con una battuta, in questi mesi mi sono già visto attribuire tre o quattro candidati e due o tre veti, mi pare possa bastare. D’altra parte c’è sempre chi cerca di nascondere le proprie difficoltà attribuendole a supposti disegni di altri. Mi pare, questo solo posso dire, che il Pd forse ha confidato per un po’ di tempo nel terzo mandato e ora sta impiegando qualche giorno in più per la scelta. Intanto sono già in campo negli altri schieramenti candidature tutt’altro che banali, penso a Cenni o Targetti e credo che questo, una volta che il quadro sarà completato garantirà alla città un confronto molto serio tra le diverse proposte”.
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