“Settembre Prato è spettacolo” cambia firma. Dopo dieci anni non sarà più Fonderia Cultart – che lo ha curato fin dalla prima edizione – a organizzare il cartellone dei concerti: la società cooperativa non è tra i quattro soggetti che hanno risposto alla manifestazione di interesse che il Comune ha pubblicato per affidare la gestione dell’evento. “Anche volendo – spiega il presidente, Davide Del Campo – non avremmo potuto partecipare a causa del conflitto di interesse”. Il “conflitto di interesse” si chiama Francesco Fantauzzi, anima di Fonderia Cultart, dallo scorso ottobre entrato nello staff della sindaca Bugetti come funzionario amministrativo incaricato di occuparsi delle relazioni con le partecipate culturali (associazioni, fondazioni, enti). Uno degli articoli 90 voluti espressamente dalla sindaca nel suo piano di riorganizzazione della macchina comunale. Fantauzzi ha subito lasciato la carica di presidente di Fonderia ma è rimasto socio e tanto è bastato a mettere la società cooperativa fuori dai giochi.
Non è però soltanto il conflitto tra il vecchio e il nuovo ruolo dell’ideatore di Fonderia ad aver fatto da freno. “Il rischio di impresa nello spettacolo è alto – dice Del Campo – basta una giornata di pioggia per mandare in fumo settimane di lavoro e ne sappiamo qualcosa di concerti bagnati”. Anche per l’ultima edizione di “Settembre Prato è spettacolo” il Comune ha dato un contributo di 75mila euro con un vincolo obbligatorio di quattro concerti in piazza Duomo oltre a quello della Camerata Strumentale. “Con quei soldi si copre appena il palco, il service e poco altro – spiega il presidente di Fonderia – il resto è tutto a carico degli organizzatori, dalle sedie per il pubblico fino al personale, passando per scelte artistiche che devono fare i conti con cachet che dopo il Covid sono inspiegabilmente schizzati alle stelle e con meno di 50mila euro è difficile portare un nome sul palco. Le entrate? I biglietti venduti e qualche sponsor che abbiamo cercato da soli”. Messa così, un equilibrio difficile, non c’è dubbio. E infatti i conti hanno cominciato a vacillare: “Non voglio parlarne – risponde Davide Del Campo – per una questione di privacy aziendale ma anche per non compromettere me stesso e tutto lo sforzo che sto facendo per ristrutturare Fonderia con l’ingresso di nuovi soci. C’è una difficoltà, è vero, e con l’aiuto di consulenti sto studiando la giurisprudenza per capire se è possibile accedere ad una procedura che possa risolvere la situazione”. Per procedura si intende il concordato preventivo? “No, una fase precedente”, la precisazione di Del Campo. “Non ne voglio parlare, sto portando avanti un lavoro capillare per salvare tutto”.
Intanto, dunque, l’urgenza di mettere a posto i conti, anche perché da più parti si vocifera di fornitori che starebbero con il fiato sul collo alla cooperativa. In questo rientra anche l’ex Chiesino di San Giovanni preso in locazione qualche anno fa da Fonderia e trasformato in un luogo di cultura: incontri, presentazioni di libri, spettacoli, proiezioni, eventi e un angolo bar. “Da buon amministratore – prosegue Del Campo – sto valutando di lasciare l’affitto ma vorrei che quello spazio continuasse a vivere e allora avrei pensato, se il proprietario è d’accordo, di far subentrare un’associazione che, come noi, ha uno stampo culturale”.
Nel futuro di Fonderia c’è la costruzione di un progetto che guarda più al privato e meno al pubblico, più al settore delle fiere e dei convegni che a quello dello spettacolo: “Gli spettacoli passano in secondo piano – ancora Del Campo –: la soddisfazione economica non è granché e il mercato è chiuso con tre o quattro agenzie di riferimento che lavorano con contratti in esclusiva o con soggetti che hanno palazzetti e strutture di proprietà. Se capita un bando appetibile lo prendiamo in considerazione, ma pensare di farlo occasionalmente non è sostenibile”. (nadia tarantino)
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