Quattrocento euro per ogni attestato di formazione e aggiornamento: sulla carta tutto in regola con gli operai istruiti sulle norme di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. Nella realtà, solo una scorciatoia per assicurare all’azienda una parvenza di rispetto della legge. Un professionista pratese, già destinatario di una misura cautelare interdittiva, è stato condannato a un anno e 4 mesi per aver rilasciato attestati di formazione falsi. Il consulente, che ha scelto il processo con il rito abbreviato, è comparso nei giorni scorsi davanti al giudice delle udienze preliminari del tribunale di Prato. Secondo gli investigatori, il professionista ha agevolato alcuni imprenditori cinesi che, pagando fogli da cento euro, hanno fatto in modo che per ciascun operaio comparisse la regolare frequenza ai corsi che la legge ha reso obbligatori. L’indagine è collegata all’arresto, a febbraio dello scorso anno, di quattro cinesi – due imprenditori, un loro fedelissimo collaboratore e un prestanome, accusati di sfruttamento del lavoro. La vicenda è quella della Dreamland, pronto moda con sede in via Galvani, finito nel mirino dei picchetti e degli scioperi di Sudd Cobas a ottobre 2022. Picchetti e scioperi che furono puniti con il pestaggio di diversi operai che – secondo il convincimento della procura – era noto agli imprenditori e ai loro sodali. Nel corso delle perquisizioni, saltarono fuori attestati falsi il cui scopo era quello di certificare l’abilitazione degli operai alla conduzione dei carrelli elevatori, attrezzatura con la quale si sono verificati infortuni sul lavoro anche mortali. La condanna del professionista pratese è l’ennesima dimostrazione dell’intreccio tra imprenditori cinesi riluttanti alle regole e ‘colletti bianchi’ che hanno strumenti, conoscenze, competenze e abilitazioni per aggirare tutto ciò che viene visto come un ostacolo al profitto a tutti i costi.
Falsi attestati di formazione per far figurare le aziende in regola: condannato professionista
Un anno e quattro mesi con rito abbreviato ad un consulente finito nei guai per aver rilasciato attestati di abilitazione all'uso dei carrelli elevatori. Ennesimo esempio di intreccio tra illegalità imprenditoriale e 'colletti bianchi'
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