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Fallimento Creaf, i giudici di Appello ritengono inammissibile il ricorso della procura: confermate le assoluzioni per Biffoni e Gestri


Pietra tombale sul progetto costato 22 milioni di soldi pubblici e mai realizzato. Nel 2017, quando la procura aprì l'inchiesta, l'allora capo Giuseppe Nicolosi parlò di "cattedrale nel deserto". Per gli assolti dichiarato inammissibile il ricorso del pubblico ministero per sopravvenuta carenza di interesse, per i condannati riconosciuta la prescrizione. Biffoni: "Si chiude una partita pesante ma ho sempre saputo di aver fatto del mio meglio per riportare ordine in quella situazione intricata"


Nadia Tarantino
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Ci ha pensato il tempo a mettere una pietra tombale sul Creaf, il Centro di ricerca e alta formazione che sarebbe dovuto nascere in via Galcianese ma che, nonostante una spesa di 22 milioni pubblici in 11 anni, non ha mai visto la luce. Di quel progetto, o “cattedrale nel deserto” come da definizione nel 2017, anno di apertura dell’inchiesta, dell’allora procuratore di Prato, Giuseppe Nicolosi, non si parlerà più se non come fatto storico e pessimo esempio di utilizzo di soldi della collettività. Il reato di bancarotta semplice contestato a otto tra politici ed ex amministratori della società non soltanto raggiunto il traguardo della prescrizione ma lo ha anche ampiamente superato. Oggi, venerdì 9 maggio, la Corte d’appello ha risolto tutto in pochi minuti. Confermate le assoluzioni di Matteo Biffoni (avvocato Nicolosi) e di Lamberto Gestri (avvocato Renna), finiti nell’inchiesta nella loro qualità di presidenti della Provincia, ente socio di maggioranza del Creaf (nella società tutti i Comune dell’area pratese), e dei sindaci revisori, Marco Bini e Massimo Picchi (avvocati Bertei e Traversi). Dichiarata la prescrizione per gli altri: gli amministratori che si sono succeduti alla guida della società, Luca Rinfreschi (avvocato Rocca) e Laura Calciolari (avvocato Rondanina), condannati in primo grado a 8 mesi di reclusione, e i membri del Cda, Gianmario Bacca (avvocato Guarducci) e Veronica Melani (avvocati Pontenani e Palanghi), condannati a 7 mesi.
I giudici dell’Appello hanno fatto un distinguo rispondendo all’orientamento della Cassazione: inammissibile il ricorso del pubblico ministero Lorenzo Boscagli per gli assolti per sopravvenuta carenza di interesse, riconosciuta e dichiarata la prescrizione per i condannati. Un tecnicismo, va detto, non marginale.
Finisce così una vicenda che prima ancora che giudiziaria è stata politica, una storia lunghissima scandita da finanziamenti pubblici, da cantieri mai finiti, da inciampi e problemi di vario tipo che si sono tradotti in un dissesto milionario. Nel 2017 i libri del Creaf finiscono in tribunale con la richiesta di concordato che però il tribunale respinge dichiarando il fallimento. E’ quello il momento di un’inchiesta complessa e piena di intrecci che, alla fine, porta in giudizio otto imputati ritenuti responsabili di aver tenuto in vita la società anche quando non c’erano più le condizioni e, così facendo, di aver appesantito di qualche milione il crac.
Sul Creaf, dunque, i titoli di coda sono definitivi. Non resta nulla di quel sogno di dare alla città un centro che potesse rilanciare, in chiave moderna, il settore tessile attraverso la ricerca, lo studio e il carattere avanguardista che ha fatto la fortuna del distretto pratese. Inutile parlare ancora di colpe, di responsabilità, di visioni più o meno lungimiranti. Inutile innaffiare ancora il terreno dello scontro politico. Fu il Creaf. Anzi, doveva essere il Creaf ma non è mai stato.
Soddisfatto per come è finita la vicenda giudiziaria Matteo Biffoni: “Ho sempre saputo di aver fatto del mio meglio e tutto quello che potevo per riportare ordine in una situazione intricata – il suo commento – la dichiarazione di inammissibilità del ricorso contro la sentenza di primo grado è una pietra tombale anche da un punto di vista morale e personale. Io sono arrivato alla fine del Creaf e ho ugualmente dovuto sopportare quattro anni di processo. Ora la parola fine. Sono contento che anche l’Appello abbia riconosciuto la mia estraneità alle accuse”. 
Sulla vicenda interviene FdI con il capogruppo in Consiglio comunale, Tommaso Cocci, e con Matteo Mazzanti: “Tutto in prescrizione ma è una storia di spreco che chiunque conosce – si legge in una nota – è una ferita ancora aperta al di là del finale giudiziario e nessuno ha chiesto scusa. La cosa preoccupante che dopo il Creaf il metodo non è cambiato, leggi Agenzia dello spazio, tramvia, città dei saperi: progetti da milioni lanciati tra fanfare e convegni ma niente cantieri, nessuna data, nessuna direzione”. (nadia tarantino)

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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