Confermata la restituzione al ministero dell’Interno di 65.765 euro a titolo di danno patrimoniale e di 2.495 euro a titolo di indebita percezione dell’equo indennizzo: totale 68.260 euro, 10mila in meno della sentenza contabile di primo grado che aveva compreso anche il danno di immagine arrecato alla polizia. Così ha stabilito la terza sezione centrale di appello della Corte dei Conti per Roberto Brunetti, l’ex ispettore capo della Digos della questura di Prato arrestato nel 2016 per corruzione nell’ambito di un’inchiesta della procura su soldi e regali ricevuti per accelerare, facilitare o sistemare le pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno a cittadini cinesi. Un’inchiesta complessa che segnò anche il coinvolgimento della moglie, anche lei in servizio alla questura di Prato in qualità di vicedirigente dell’Ufficio immigrazione. Tutti e due furono condannati in primo grado, mentre finì nel nulla il capo di imputazione contestato solo a Brunetti e relativo alle assenze di lavoro – 385 giorni tra il 2014 e gennaio 2016 – in forza di certificati medici rilasciati per una specifica patologia di cui soffre.
La Corte dei Conti, a cui Brunetti ha fatto ricorso in sede di appello, ha ritenuto di confermare la restituzione del danno patrimoniale “derivato dalla fruizione di un ingiustificato periodo di malattia coperto da plurimi certificati medici attestanti la necessità di riposo, cura e analisi, periodo invece utilizzato per sovrintendere ai lavori di ristrutturazione del proprio appartamento, per svolgere attività lavorativa di portavalori per un’azienda privata, per sottoporsi a pesanti allenamenti di corsa e palestra, per partecipare ad una maratona”. I giudici contabili hanno chiarito che l’esito del procedimento penale non è connesso alla determinazioni della Corte dei Conti: “L’assoluzione nel processo penale – si legge nella sentenza di appello – non vale ad escludere che i certificati medici rilasciati fossero fondati su una prospettazione palesemente non veritiera dei sintomi asseritamente derivati dalla patologia”. Insomma, la malattia c’è e nessuno lo mette in dubbio, ma le attività svolte durante l’assenza dal lavoro non sono compatibili con la necessità di riposo.
L’arresto del poliziotto e della moglie fu un vero e proprio terremoto per la questura di Prato, reduce da un’altra ondata di avvisi di garanzia qualche anno prima a carico di agenti accusati di aver intrattenuto rapporti con un facoltoso cinese e di aver elargito favori in cambio di regali (tutti furono assolti con svariati reati nel frattempo caduti in prescrizione).
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