L’inchiesta su presunti danni ambientali, direttamente collegata a quella principale sull’esplosione nel deposito Eni a Calenzano che lo scorso 9 dicembre è costata la vita a cinque persone, è arrivata ad un punto di svolta. Oggi, martedì 8 aprile, la procura di Prato ha notificato quattro nuovi avvisi di garanzia e un decreto di perquisizione, ispezione e sequestro a quattro dirigenti di Eni.
Il lavoro degli inquirenti si è concentrato, in particolare, sugli scarichi delle acque reflue industriali nel fosso Tomerello senza l’Autorizzazione unica ambientale che avrebbe dovuto essere rilasciata dalla Città metropolitana di Firenze, e ciò – spiega il procuratore, Luca Tescaroli – “mediante l’impiego di un bypass che mette in comunicazione la vasca di fine trattamento del ciclo con il fosso. Uno scarico – viene dettagliato – che, secondo le rilevazioni della procura, ha determinato una concentrazione di idrocarburi totali nel Tomerello maggiore al limite autorizzato allo scarico stesso”. Per dirla in altre parole, le accuse riguardano l’invio di acque industriali ad un recettore finale non adeguato a ricevere tale tipo di scarico in quanto non infrastrutturato allo scopo, privo delle protezioni necessarie a trattenere le sostanze inquinanti.
Le iscrizioni sul registro delle notizie di reato riguardano Patrizia Boschetti, rappresentante legale e datore di lavoro nell’ambito della Gestione operativa depositi Centro Eni; Luigi Cullurà, responsabile del deposito di Calenzano oltre che responsabile del rispetto della legislazione a tutela dell’ambiente; Emanuela Proietti, responsabile Salute sicurezza e ambiente, titolare degli adempimenti ambientali e della corretta gestione dei reflui; Marco Bini, responsabile anche della rete fognaria. L’accusa: scarico di acque industriali senza autorizzazione.
“Al fine di appurare se sia stato prodotto un inquinamento ambientale delle acque sotterranee e delle arterie fluviali (fiumi e fossi) – spiega la procura di Prato – sono state fatte perquisizioni”. In più, acquisizioni di documenti sono state fatte sia presso Eni che presso gli uffici della Città metropolitana per ricostruire l’iter autorizzativo e verificare la presenza di uno specifico riferimento allo scarico nel fosso Tomerello. Atti e documenti sono stati prelevati anche relativamente ai risultati del campionamenti effettuati da Eni sia per la parte del sistema di trattamento sia per quella afferente al fosso, oltre alle fatture di acquisto dei prodotti impiegati nel ciclo di trattamento delle acque afferente all’impianto di depurazione del deposito di Calenzano. Alle perquisizioni e acquisizioni hanno lavorato consulenti tecnici della procura, Dipartimento della prevenzione della Asl Toscana Centro e carabinieri di Firenze (reparto operativo e Noe).
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