Oggi pomeriggio, 19 dicembre, a Prato si sono celebrati I funerali di Carmelo Corso e Vincenzo Martinelli due delle cinque vittime dell’esplosione del deposito Eni di Calenzano. Le esequie di Martinelli sono state celebrate in Duomo dal vicario generale Daniele Scaccini che ha portato ai familiari il saluto e la vicinanza del vescovo Giovanni Nerbini e dell’intera comunità cristiana pratese.
“Personalmente mi unisco al vostro dolore in punta di piedi, con la consapevolezza che ogni parola, alle tante che sono state dette e scritte in questi giorni, certamente non attenuano il dolore e i tanti interrogativi che di fronte alla morte improvvisa e per certi versi inaccettabile di Vincenzo e delle altre vittime vi ha raggiunto e toccato così duramente la settimana scorsa. Sappiamo bene che la morte fa parte dell’esperienza di vita terrena di ogni uomo, ma ciò non ci consola! Morire sul lavoro è segno di una società fragile, nella quale il primato della persona scompare, sostituito da altre attenzioni e interessi spesso non solo frutto di fatalità. Se ancora oggi si muore di lavoro (è stato detto in più contesti e per vari e dolorosi eventi) con una frequenza impressionante, significa che qualcosa non va; è una sconfitta per questa nostra società”.
Nell’omelia il vicario generale ha anche fatto riferimento alla vita di Vincenzo “ Ha affrontato, come tanti, l’esodo dalla propria terra di origine, per cercare condizioni lavorative che potessero offrire al proprio contesto familiare, soprattutto alle figlie Federica e Chiara, da lui particolarmente amate, una adeguata attenzione per la loro crescita e accompagnamento. Le tante attestazioni di amici e conoscenti lo testimoniano. La bonomia di Vincenzo, il suo essere sorridente, così come lo descrivono coloro che più da vicino lo hanno conosciuto, retaggio di quella terra dalla quale proveniva, non ci esime dal sottrarci allo sguardo che, non con risentimento e odio, si fa supplica, accorata e insistente, perché non capiti più quello che è accaduto a lui e ai suoi colleghi di lavoro, se vogliamo veramente cieli nuovi e terra nuova anche quaggiù!”
Monsignor Scaccini ha anche fatto appello alla solidarietà “Sentiamo – ha detto in un altro passaggio dell’omelia – la responsabilità profonda di queste morti ingiuste, che non può spingerci se non nella direzione della solidarietà, della cura e del primato del bene comune su quello individuale. E’ sempre più necessario acquisire da parte di tutti una mentalità che tenda sempre più a prendersi cura l’uno dell’altro, unica via per risolvere molti dei problemi che affliggono questo nostro tempo. Se sull’attenzione all’altro si compirà il giudizio finale di Dio sulla storia umana, non ci è lecito considerare queste parole alla stregua di un manuale di buone maniere. Non è un invito generico a fare un po’ di bene e non è nemmeno una parola detta per i soli credenti!”.
I funerali di Carmelo Corso, in forma strettamente privata, si sono celebrati invece nella parrocchia di San Giorgio a Colonica, paese dove l’uomo abitava con la famiglia. In tanti hanno affollato la chiesa stringendosi alla moglie e ai figli di Corso.