Una verifica su eventuali danni ambientali in conseguenza dell’esplosione nel deposito Eni a Calenzano che lo scorso 9 dicembre è costato la vita a cinque lavoratori. E’ quanto ha disposto il procuratore di Prato, Luca Tescaroli. “L’esigenza – si legge in una nota – è stata acuita dai verificati malfunzionamenti in seno all’impianto che hanno comportato sversamenti di combustibile, come accertato nei sopralluoghi”. L’obiettivo della procura è “appurare la sussistenza della presenza di idrocarburi e di altre sostanze nocive nelle acque sotterranee e nelle aree circostanti al deposito, compresi i canali di scolo, anche al fine di verificare se sussistano responsabilità penali e se sia necessario effettuare una bonifica”. L’attività in corso – si spiega ancora – obbliga a mantenere il sequestro dell’impianto. “L’avvenuta cessazione delle operazioni di trasferimento di prodotto da e verso il deposito e delle attività commerciali non ha diminuito la pericolosità del sito, permanendo sorgenti di rischio esterne, quali il rischio concreto da rottura (anche accidentale), il rischio sismico, il rischio meteorologico, geofisico, ceraunico e il rischio derivante da dissesti idrogeologici”.
Obiettivo della procura, oltre a risalire con esattezza alle cause che hanno provocato lo scoppio e alle eventuali responsabilità in ordine alle ipotesi di omicidio colposo, disastro colposo e rimozione o omissione delle cautele antinfortunistiche, è la “messa in sicurezza dell’impianto dove sono conservate circa 40mila tonnellate di combustibile”.
L’esplosione causò anche il ferimento di decine di persone, due delle quali gravissime e ricoverate al Centro ustioni di Pisa. Le loro condizioni sono in via di miglioramento: uno è stato trasferito all’ospedale di Volterra per il percorso di riabilitazione, l’altro all’ospedale di Potenza per proseguire le cure.
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