Una pensilina, tecnicamente ‘linea benzina’, era dismessa da anni e proprio su quella era in corso una manutenzione straordinaria. La pensilina in questione era quella in cui si è verificata l’esplosione che ha provocato la morte di cinque persone e il ferimento di ventisei. E’ la novità emersa in queste ore di serrate indagini per ricostruire la tragedia di lunedì mattina nel deposito Eni a Calenzano. Le prime perquisizioni sono scattate nel pomeriggio di ieri, martedì 10 dicembre. La procura di Prato ha ordinato l’acquisizione di documenti in diverse sedi di Eni e in quella di Sergen, la ditta con sede a Potenza per la quale lavoravano due degli operai che hanno perso la vita. Eni in qualità di proprietaria dello stabilimento, Sergen in qualità di responsabile dei lavori di manutenzione che erano in corso anche lunedì, proprio nelle immediate vicinanze dell’area di carico e proprio nel momento in cui è avvenuto lo scoppio: parte da questi due soggetti, attraverso le carte intanto, la ricostruzione del disastro.
Il procuratore, Luca Tescaroli, procede per omicidio colposo plurimo, disastro e rimozione o omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Ipotesi di reato che prevedono l’arresto oltre a pene pesantissime. Il riserbo su eventuali indagati è massimo ma è facile ipotizzare che siano diverse le persone finite nel perimetro delle prime indagini. L’obiettivo degli investigatori è ricavare un quadro il più possibile preciso da subito sulla gestione e sul funzionamento dell’impianto. Al lavoro ci sono i tecnici nominati dalla procura: esperti di esplosivi, di incendi e di chimica. Diversi i versanti di accertamento ma già si parla di “chiara inosservanza delle rigide procedure previste” e di “scellerata condotta”. Nelle mani degli inquirenti, già dalle ore immediatamente successive alla tragedia, il filmato di una telecamera puntata sull’area di carico che ha restituito integralmente quello che è successo, e le testimonianze dei feriti: primi tasselli di una inchiesta molto, molto impegnativa. Altro è arrivato nelle ultime ore: la documentazione prelevata dopo le perquisizioni e una lettera di una delle vittime, Vincenzo Martinelli, in risposta ad un provvedimento disciplinare che contestava il fatto che non avesse concluso le operazioni di carico. Una risposta che faceva riferimento ad un anomalia di una pensilina e che, alla luce dei fatti, dice molto.
L’esplosione è avvenuta tra le pensiline 5 e 6 dove c’erano quattro o cinque autocisterne a fare rifornimento. Uno dei conducenti si è accorto di una fuoriuscita di liquido e ha fatto suonare subito l’allarme. Frazioni di secondo. L’esplosione. Lo scoppio potentissimo che ha disintegrato l’area: cisterne, pensiline, mezzi, casottini, depositi. Uomini.
Da dove e perché la fuoriuscita di carburante? Quale l’innesco? Le indagini accerteranno e risponderanno.
Intanto sono al lavoro anche tre medici legali, e due genetisti: le salme devono essere ricomposte e identificate con certezza e perciò sono necessari esami del dna.
Dopo la tragedia non è solo il momento dell’inchiesta ma anche della riflessione sull’opportunità di mantenere il sito Eni lì, in mezzo alle fabbriche, alle aziende, vicino alle case, praticamente a ridosso di autostrada, ferrovia, aeroporto, interporto, centri commerciali, nel cuore del pezzo di Toscana a più alta concentrazione di residenti e siti produttivi. Il presidente della Regione ha parlato di “luogo inappropriato”, il sindaco di Calenzano ha detto che il tema sarà posto all’attenzione di tutti i tavoli istituzionali: l’inizio di considerazioni e ragionamenti che si preannunciano assai lunghi. C’è tempo per parlare e per pensare: lo stabilimento è sotto sequestro e sotto sequestro resterà. Per molto. (nadia tarantino)
Esplosione Calenzano, c’erano lavori di manutenzione vicino alla pensilina dello scoppio. La procura dispone perquisizioni negli uffici di Eni e della ditta dei manutentori
Acquisita documentazione utile a ricostruire rapporti, gestione, funzionamento delle attività. In corso il lavoro dei consulenti esperti in incendi e esplosivistica, e dei carabinieri. Le ipotesi di reato: omicidio colposo plurimo, disastro e rimozione o omissione delle cautele antinfortunistiche
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