Nuove perquisizioni, e ieri 18 gennaio un altro sopralluogo sul luogo dell’incidente, sono scattate su ordine della procura di Prato nell’inchiesta sull’esplosione al deposito Eni di Calenzano dello scorso 9 dicembre, in cui cinque persone sono morte e altre 26 sono rimaste ferite. Le perquisizioni sarebbero collegate a quelle fatte nei giorni successivi al disastro hanno coinvolto ancora una volta gli uffici di Eni. In particolare l’attenzione degli investigatori si sarebbe focalizzata sui verbali delle ispezioni svolte nel tempo, sulle schede tecniche delle attrezzature utilizzate dalla ditta che aveva in carico la manutenzione, la Sergen srl, e sugli esiti delle stesse attività manutentive svolte nel 2024, con i rapporti di Audit interni fatti sul tema da Eni e i verbali di coordinamento tra le due aziende in vista della compilazione del Duvri (documento unico di valutazione dei rischi interferenti).
Si sta cercando anche di appurare se la linea di benzina su cui erano in corso i lavori fosse ancora in funzione, e non dismessa, in altre parole la conferma se ci fossero residui di carburante all’interno. Il nuovo sopralluogo degli inquirenti nel deposito, si è svolto ancora una volta alla presenza dei consulenti incaricati della maxi-perizia.
Il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli, parlando nei giorni scorsi davanti alla commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato (che dopo la tragedia fece un sopralluogo al deposito), ha parlato di “fase nevralgica” dell’indagine. L’inchiesta – per i reati di omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione o omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro – è ancora a carico di ignoti ma con il deposito della maxi-perizia dei consulenti, prevista per metà febbraio, potrebbero arrivare le prime iscrizioni sul registro degli indagati.
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