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Esplosione Calenzano, il punto sulle indagini fatto dal procuratore: “Un testimone ha parlato di fuoriuscita di liquido prima dello scoppio”


La procura ha dato incarico a tre esperti di risalire alle cause e ricostruire la dinamica dell'incidente. Chiesto anche l'intervento dei tecnici di Arpat e Asl Toscana centro. Attesa per le immagini di una telecamera di sicurezza


Nadia Tarantino
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La fuoriuscita di una sostanza liquida, un forte odore di benzina e l’esplosione. L’area carico dello stabilimento Eni di Calenzano è stata disintegrata in frazioni di secondo da uno scoppio potentissimo che ha sprigionato una palla di fuoco enorme, spaventosa. E’ questa la scena descritta da un testimone che stamani, alle 10.20, si trovava nella raffineria di via Erbosa. La dichiarazione è stata raccolta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Firenze a cui la procura di Prato, competente per territorio, ha affidato le indagini.
Il procuratore, Luca Tescaroli, è stato tra i primi ad arrivare sul posto e tra i tanti a sentire il potentissimo boato che ha addirittura fatto tremare il Palazzo di giustizia. L’inchiesta è partita subito. Immediatamente. Un’inchiesta che dovrà risalire alle cause dell’esplosione e accertare le eventuali responsabilità penali. Mentre ancora i vigili del fuoco erano impegnati a spegnere l’incendio e mentre ancora era in corso la triste conta delle vittime, il procuratore ha dato incarico a due esperti di esplosivistica e ad un esperto di incendi di lavorare per ricostruire la dinamica dell’incidente. Incidente avvenuto nell’area di carico, nella zona, cioè, in cui le autocisterne prelevano il carburante. Cinque, pare, le autocisterne presenti in quel momento e, dunque, cinque autisti che hanno l’obbligo di restare accanto al mezzo durante il rifornimento; in quel punto preciso anche due addetti alla manutenzione che stavano lavorando mentre era in corso il prelievo di carburante. Nell’area o nelle immediate vicinanze altre persone. Il testimone che ha raccontato gli attimi prima dell’esplosione, si è salvato per miracolo: ha riportato ferite ma è scampato al peggio considerato che era lì, proprio lì, a un passo ma dentro la tragedia che non ha precedenti, sfiorato dall’esplosione che ha ridotto le autocisterne e le pensiline ad un “assemblaggio metallico indefinito”, per usare le parole del procuratore Tescaroli.  
I due cadaveri recuperati in mattina non hanno ancora un nome: un corpo è completamente ustionato, un altro invece è stato reso irriconoscibile dall’effetto dell’onda d’urto che lo ha sollevato e scaraventato, come fosse un proiettile, contro una parete metallica. Una scena che al procuratore Luca Tescaroli ha riportato alla mente le stragi di mafia. Tre i medici legali incaricati di ricomporre i corpi ed eseguire le autopsie.
Il sopralluogo degli investigatori è cominciato subito dopo lo spegnimento dell’incendio e la messa in sicurezza dell’area. Una telecamera di sorveglianza potrebbe avere filmato la tragedia: le immagini sono state acquisite e la speranza è che attraverso la loro visione si possa avere un quadro integrale dell’incidente e individuare il punto della fuoriuscita di liquido di cui ha parlato il testimone e anche l’origine dell’esplosione: se un’autocisterna oppure il deposito.  
La procura ha richiesto l’intervento dei tecnici dell’Arpat e dell’Asl Toscana centro per rilevare i profili di responsabilità in ordine alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Un capitolo, questo, che entra a pieno titolo nell’inchiesta che è solo all’inizio ma che conterrebbe già elementi importantissimi quanto all’accertamento dei fatti. Le vittime – morti e feriti – lavoravano per società diverse e i datori di lavoro coinvolti sarebbero almeno due. (nadia tarantino)

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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