Lunedì prossimo, a una settimana esatta dall’esplosione che ha provocato la morte di cinque persone e il ferimento di ventisei e che “se avesse anche solo sfiorato i silos facendoli saltare in aria avrebbe cancellato tutta Calenzano, Campi Bisenzio e oltre”, i consulenti della procura che procede per omicidio colposo plurimo, disastro e omissione o rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche, faranno un sopralluogo nel deposito Eni a Calenzano. Un sopralluogo molto importante, un appuntamento centrale dell’inchiesta, finalizzato a raccogliere elementi utili ad accertare e ricostruire le attività all’interno dello stabilimento e, in particolare, la gestione delle attività nell’area di carico in cui è avvenuta l’esplosione. Il procuratore, in vista dell’ispezione, ha ampliato la compagine dei suoi consulenti: agli esperti di esplosivistica, incendio e chimica, si aggiungono quelli di impiantistica strutturale e di organizzazione delle cautele contro gli infortuni dei lavoratori.
Alle indagini, intanto, si aggiungono via via nuovi tasselli. Oggi si sa che nell’area di carico erano in corso lavori di diverso tipo: una manutenzione straordinaria su una ‘linea di benzina’ dismessa da anni, un intervento di attivazione di una ‘linea diesel’, una riparazione dei raccoglitori dei vapori esalati dalle benzine che non sempre funzionavano. Quest’ultima lavorazione, all’altezza della pensilina numero 6, avrebbe comportato la manovra di un macchinario per il sollevamento di un carrello. Insieme a tutto ciò, l’attività consueta di rifornimento delle autocisterne. In questo quadro, tra le pensiline 5 e 7, si è verificato l’incidente. La domanda è una: potevano, le diverse attività, svolgersi contemporaneamente? E’ questo il motivo per il quale diventa molto importante conoscere il contenuto del Duvri, il Documento unico di valutazione dei rischi interferenti che è obbligatorio quando nello stesso luogo e nello stesso momento si fanno attività diverse.
Con un comunicato diramato nel tardo pomeriggio Eni ha confermato la seconda manutenzione prevista sull’impianto di Calenzano specificando però che non era ancora iniziata. “Tale secondo intervento (da parte di altra ditta autorizzata) – precisa la società – era sì previsto in esecuzione nella mattinata, ma fisicamente non ancora iniziato e pertanto non in corso al momento dell’esplosione”.
La mole di documenti arrivata sulle scrivanie della procura continua ad aumentare e in gran parte è frutto delle perquisizioni effettuate nelle sedi di Eni in qualità di proprietaria dello stabilimento, di Sergen in qualità di ditta incaricata di effettuare la manutenzione all’interno dello stesso e datore di lavoro di alcuni degli operai deceduti e rimasti feriti, e delle ditte per le quali lavoravano i conducenti delle autocisterne, in particolare Bt Trasporti di cui era dipendente Vincenzo Martinelli che, ad ottobre, con una lettera, aveva segnalato “anomalie”.
Il raggio di azione degli investigatori punta anche sulla sicurezza dello stabilimento in relazione a tutta l’area in cui è inserito. Ecco che assume rilievo il Piano sicurezza esterno, il piano cioè che contempla tutte le precauzioni necessarie per evitare conseguenze in caso di eventuali incidenti. L’ultimo aggiornamento del piano, redatto su progetto di Eni e sottoposto all’esame della prefettura di Firenze, risale al 2023. Gli investigatori faranno verifiche sulla congruità delle misure proposte sia in relazione alla sicurezza dentro lo stabilimento sia in relazione all’area circostante, vale a dire alla massiccia presenza di fabbricati industriali, commerciali e terziari, oltre che di abitazioni. (nadia tarantino)