Procede a passo di lumaca l’iter per la costituzione della ‘Consulta del carcere’, votata all’unanimità dal Consiglio comunale straordinario il 15 novembre scorso. A più di sei mesi da quel voto che ha messo d’accordo maggioranza e opposizione sulla necessità di intervenire in modo concreto e strutturato sui problemi all’interno della Dogaia attraverso la costruzione di un gruppo composto dalle realtà del territorio che hanno a che fare con la casa circondariale e da rappresentanti istituzionali, ancora troppo poco si vede all’orizzonte. Ieri, martedì 27 maggio, la Commissione consiliare 1 (Affari generali) si è riunita per aprire il confronto sulla formazione della consulta: chi deve entrare a farne parte (non sono previsti gettoni) e a che titolo; l’equivalente, praticamente, della posa della prima pietra. Si è fatto l’elenco delle realtà sociali, associative, sindacali, di categoria, professionali, avvocatura a cui aggiungere consiglieri comunali e assessori: una lista che poi dovrà essere tradotta in nomi e cognomi, ma neppure questo basterà dal momento che la consulta dovrà muoversi nel recinto di un regolamento che, ad oggi, è ancora in versione ‘bozza’ e dunque tutto da discutere, passibile di modifiche e integrazioni. Solo alla fine di questo percorso, si potrà finalmente cominciare a condividere con l’amministrazione comunale progetti e iniziative finalizzate al reinserimento sociale dei detenuti, alla realizzazione di proposte educative, sanitarie e, in generale, migliorative delle condizioni di vita, di lavoro e di opportunità all’interno della struttura.
C’è però un ulteriore stop che frena il già lentissimo iter: di messa a punto del regolamento si potrà parlare solo dopo che il ‘regolamento principe’ sulla partecipazione sarà finalmente definitivo.
“Lo scorso marzo ho riunito il gruppo di lavoro – spiega Lorenzo Tinagli, presidente del Consiglio comunale, ieri invitato alla Commissione 1, da sempre molto attento al mondo carcere – in sostanza si tratta della Consulta non ancora formalizzata e a cui mancano dei pezzi. A breve ci rivedremo e questo serve a gettare le basi in attesa che sul piano formale si arrivi alla definizione”. Non una fuga in avanti, piuttosto la consapevolezza che il tempo che passa non aiuta e non fa bene ad una realtà che chiede interventi, che soffre lacune, che reclama opportunità e contatti con l’esterno in chiave di reinserimento e socialità.
I problemi sono tanti e sono urgenti: la Dogaia ha chiuso il 2024 con il record di suicidi – 7 – e con una scia lunghissima di disordini, aggressioni al personale penitenziario, agli operatori sanitari e ai volontari, casi di autolesionismo e risse. Non una situazione peggiore di altre in Italia, ma ognuno guarda in casa propria e di certo a Prato, se si parla di carcere, c’è molto da fare. Intanto sono stati assegnati un nuovo direttore e un nuovo comandante (entrambi a scadenza) ma almeno, per quello che riguarda la direzione, con incarico esclusivo e ciò significa, che rispetto al predecessore, viene meno l’obbligo di spola tra la Dogaia e altre carceri.
Di passaggi, per arrivare a sapere da chi sarà composta la ‘Consulta del carcere’, con quali regole opererà e con quale impatto concreto sulla Dogaia, ce ne sono ancora diversi. Difficile, ma non impossibile sia chiaro, che entro la pausa estiva tutti i tasselli andranno al loro posto. Accorciare i tempi sarebbe stato un segnale di fronte ad una situazione difficile e tale riconosciuta da tutto il Consiglio comunale.
Intanto una buona notizia: circa 800mila euro di finanziamento regionale per il carcere di Prato e per quello di Pistoia per promuovere il reinserimento socio-lavorativo di detenuti prossimi alla libertà. (nt)
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