Sequestro preventivo di dieci imprese e diciotto unità immobiliari per un valore di 5 milioni di euro e sette veicoli e soldi in contanti per un valore di 550mila euro. In più: due arresti e 28 indagati per omessa dichiarazione dei redditi e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. E’ il bilancio di una inchiesta della procura di Prato che ha ottenuto dal giudice delle indagini preliminari il via libera alle misure cautelari. Dietro le sbarre sono finiti due cinesi, ritenuti gestori di fatto di numerose aziende. Sotto i riflettori della procura è finito il sistema delle ditte ‘apri e chiudi’, quelle partita Iva cioè che vengono accese e tenute in vita il tempo utile ad accumulare ricchezze senza però versare un euro di tasse. “L’indagine – si legge in un comunicato del procuratore, Luca Tescaroli – ha portato all’emersione di una dilagante evasione fiscale e contributivo messa in atto attraverso il fenomeno delle imprese apri e chiudi, mediante il quale gli imprenditori esercitano la loro attività in costante evasione di imposta, avvalendosi di prestanome che si succedono periodicamente”. L’indagine, affidata alla guardia di finanza, si è concretizzata in un complesso incrocio di dati: prestanome, cambio della ragione sociale delle ditte, gestori di fatto. I due imprenditori arrestati, stando a quanto emerso, negli anni – circa venti – si sarebbero serviti di un gran numero di connazionali prestanome tenendo in attività le aziende, sempre però per brevi periodi, giusto il tempo di vedere avvicinarsi le prime grane con l’Erario quasi sempre di importi decisamente rilevanti. Le ditte sottoposte a sequestro preventivo continueranno a lavorare attraverso la nomina di amministratori giudiziari: un modo, questo, come viene spiegato dalla procura, “a tutela dei dipendenti e dei clienti”.
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