Il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione per Riccardo Matteini Bresci, amministratore delegato del Gruppo Colle, tra gli imprenditori di punta del distretto pratese, ai domiciliari dal 30 maggio per l’ipotesi di reato di corruzione. La misura cautelare viene dunque mantenuta per Matteini Bresci, difeso dall’avvocato Lucibello, così come è stata mantenuta per gli altri due indagati: il tenente colonnello Sergio Turini, comandante della Compagnia dei carabinieri di Prato, difeso dall’avvocato Renna, e Roberto Moretti, investigatore privato di Torino, difeso dall’avvocato Campagna. Solo ieri, martedì 25 giugno, a undici giorni di distanza dalla decisione del Riesame di alleggerire la misura tramutando la custodia cautelare in carcere in domiciliari con il braccialetto elettronico, Turini ha lasciato la cella della Dogaia: una lunga attesa dovuta alla mancanza di disponibilità del dispositivo di controllo. Anche Moretti ha lasciato il carcere, per essere riportato agli arresti domiciliari. .
L’imprenditore, il carabiniere e l’investigatore privato sono finiti in una indagine della Dda di Firenze scaturita da un’inchiesta già in corso su alcune dinamiche imprenditoriali cinesi. Un filone staccato su cui gli investigatori si sono concentrati per mesi e che, ormai un mese fa, ha portato all’iscrizione sul registro delle notizie di reato dei tre nomi. A differenza di Matteini Bresci e di Moretti che sono indagati solo per corruzione, su Turini pesano le ipotesi di reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, accesso abusivo al sistema informatico in uso alle forze dell’ordine e peculato. Gli inquirenti che hanno indagato su di lui, hanno contato almeno 99 accessi abusivi che – è l’accusa – sarebbero stati finalizzati a passare informazioni riservate all’imprenditore che le avrebbe chieste e al Moretti per consentirgli di ampliare la sua attività. In cambio, il tenente colonnello avrebbe ricevuto da Matteini Bresci un viaggio in America per il figlio (costo 5mila euro di cui solo mille risulterebbero restituiti) e dall’investigatore bottiglie di vino del valore di 1.800 euro.
L’indagine è scesa nel dettaglio dei rapporti tra l’amministratore delegato del Gruppo Colle e il carabiniere facendo emergere favori reciproci che i due si sarebbero scambiati: oltre ad interrogare la banca dati, anche presunte pressioni che Turini avrebbe fatto sui proprietari vicini dell’azienda di Matteini Bresci, e l’interessamento di quest’ultimo presso un politico pratese affinché si potesse evitare il trasferimento da Prato del tenente colonnello.
La Dda avrebbe raccolto anche altro sul conto di Sergio Turini: l’uso dell’auto di servizio per fare il giro di aziende nel Chianti e caricare vino e olio, e l’impegno a cercare voti per una politica candidata alle elezioni a Poggibonsi, città in cui è stato in servizio fino al 2021 quando è arrivato a Prato, i rapporti con imprenditori cinesi.
Un’indagine, questa della Dda, in cui si fanno accenni anche a cene ristrette, riservate a “notabili pratesi”: ‘Special 20’, chiamava le cene Turini (il dettaglio dei partecipanti è nelle carte dell’inchiesta).
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