Quattro milioni di euro, vale a dire l’ammontare di imposte non pagate. E’ questa la cifra confiscata ad imprenditori cinesi attivi a Prato nel settore tessile e coinvolti in contrabbando di tessuti oltre che in reati societari e tributari tra i quali l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. A darne notizia è il procuratore Luca Tescaroli: “Il risultato conseguito – scrive in un comunicato – rappresenta non solo un importante ritorno per gli interessi finanziari dello Stato, ma anche un esempio concreto di tutela avanzata del credito erariale e costituisce un segnale all’imprenditoria cinese che opera nella legalità: il crimine non paga”.
I reati che hanno portato alla confisca dell’ingente somma erano ormai prossimi alla prescrizione e questo avrebbe determinato il ritorno di tutto quanto nelle tasche degli imprenditori una volta pronunciata la sentenza di non luogo a procedere. La procura è però arrivata prima. I quattro milioni di euro “sono stati pignorati presso terzi dall’Agenzia delle entrate e poi fatti confluire nelle casse dello Stato nel quadro di una iniziativa della procura stessa e del comando provinciale della guardia di finanza di Prato”.
“Si è così concretizzato – scrive il procuratore Luca Tescaroli in una nota – il modello operativo integrato previsto in un protocollo per impedire la restituzione agli indagati delle somme sequestrate di provenienza illecita e assicurare così all’erario la riscossione effettiva delle imposte dovute”. L’iniziativa si è rivelata decisiva dato che l’Agenzia delle entrate, pur titolare del credito erariale, non aveva titolo per agire autonomamente su somme vincolate in sede penale, in assenza di un’esplicita autorizzazione dell’autorità giudiziaria.
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