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Consegnato il premio Santo Stefano a quattro aziende virtuose del distretto industriale


Signo srl, Pecci Filati, Rifinizione Penny e Linsieme Filati sono i nomi dei vincitori dello Stefanino: erano stati annunciati dal vescovo Giovanni Nerbini lo scorso 26 dicembre


Claudio Vannacci


Il Premio Santo Stefano 2022-2023 è stato conferito questa mattina nell’auditorium della Camera di Commercio di Prato a quattro aziende: Signo srl, Pecci Filati, Rifinizione Penny e Linsieme Filati. I nomi dei vincitori erano stati annunciati dal vescovo Giovanni Nerbini lo scorso 26 dicembre, al termine del solenne pontificale del patrono celebrato in cattedrale, a nome del comitato promotore del Premio, formato da Diocesi, Comune e Provincia di Prato, Camera di Commercio di Pistoia e Prato e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Come da tradizione sono state le autorità cittadine a consegnare lo Stefanino d’oro nelle mani dei vincitori del riconoscimento, riconosciuto a quelle imprese capaci di avere successo nel pieno rispetto delle regole, della concorrenza e dei diritti dei lavoratori.

L’iniziativa nata nel 2011, a seguito della durissima crisi economica che aveva investito il settore tessile, fu una intuizione di Giovanni Masi, e dell’allora vescovo Gastone Simoni, pensata per porre all’attenzione della città chi lavora e produce con etica e coscienza, nel rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori. Il Comitato promotore del Premio ha voluto rendere omaggio a Masi con un pubblico attestato di stima avvenuto al termine della cerimonia, «perché con l’audacia nelle proprie scelte, la lunga lungimiranza di intenti e la saggezza nel consiglio ha saputo rendere onore al mondo del lavoro pratese», si legge nella pergamena consegnata al celebre e istrionico cenciaiolo di Vergaio dal sottosegretario agli esteri Giorgio Silli, presente in rappresentanza del Governo.

Silli ha letto un messaggio inviato alla città da Antonio Tajani, nel quale il vice presidente del Consiglio dei Ministri e ministro degli Esteri ha ribadito come quello pratese sia «uno dei più importanti distretti del Made in Italy» e ha ricordato il «rapido stanziamento di cento milioni di euro a fondo perduto da parte di Simest per i ristori a favore delle imprese esportatrici delle province toscane alluvionate», annunciando poi, da parte del Governo, «un impegno che va oltre i momenti di crisi».

«Questo momento nel quale ci ritroviamo per premiare le aziende virtuose del nostro distretto non è solo bello, ma è necessario – ha affermato il vescovo Giovanni Nerbini – e lo è perché dice a tutti che è possibile andare avanti, con successo, nonostante le difficoltà. Mi congratulo con chi, e sono tanti, ogni giorno si sveglia e sente la responsabilità di far crescere non solo la propria azienda, ma la società intera».

«È stato giusto quest’anno ampliare a quattro il numero delle aziende premiate, era giusto mandare un messaggio di speranza dopo i danni causati dall’alluvione – ha detto il sindaco Matteo Biffoni – questa potentissima intuizione di Giovanni Masi in quattordici anni ha premiato più di cinquanta aziende. Il Premio racconta l’orgoglio e la forza di Prato, è doveroso raccontare le straordinarie storie degli imprenditori e dei dipendenti».

Il presidente della Provincia e sindaco del Comune di Montemurlo Simone Calamai ha sottolineato l’importanza di una iniziativa che permette al territorio pratese di «riconoscere il lavoro sano, attento e rispettoso delle regole e delle persone. Quest’anno il Premio viene dopo una pagina buia e nera, l’alluvione, che ha riguardato tante famiglie e tante aziende, ma al tempo stesso abbiamo potuto ammirare la grande determinazione dei pratesi e la loro volontà di ripartire».

Anche la presidente della Camera di Commercio, Dalila Mazzi, ha ringraziato Giovanni Masi per l’intuizione avuta nel aver promosso lo Stefanino e ha ricordato come siano «davvero tante le aziende meritevoli nel distretto, i nostri imprenditori – ha detto – sanno affrontare le sfide e guardare avanti».

La presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Diana Toccafondi, ha voluto ricordare Giuliano Gori, il celebre imprenditore e collezionista d’arte, recentemente scomparso: «ci ha insegnato il legame tra imprenditorialità e bellezza, ma anche il legame tra il lavoro e le relazioni umane, fondamentale per avere un lavoro inclusivo e solidale. Tutto questo significa, come ha detto Gori, non chiudere il “cuore in banca”, non sigillarsi nell’interesse particolare. È quello che lo Stefanino vuole premiare».

Come da tradizione, durante la cerimonia c’è stato anche momento di riflessione. Raul Caruso, docente di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha parlato dell’economia come strumento di pace, e padre Guidalberto Bormolini, della comunità dei Ricostruttori nella Preghiera, ha affrontato il tema «economia e spiritualità». Entrambi hanno osservato l’importanza delle pratiche quotidiane, superiori a qualsiasi evento catastrofico, come una guerra o una alluvione: «una impresa può avere paura di eventi eccezionali – ha detto Caruso – ma quello che avverrà fra venti anni sarà il frutto dei nostri comportamenti quotidiani». Poi il professore ha avuto un piccolo screzio con Silli parlando della Leonardo, società pubblica specializzata nella produzione di armi, «pagata con le nostre tasse e quindi da tutti gli italiani».

Edizioni locali: Prato
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