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Condannato l’imprenditore che ha estorto un bacio alla sua dipendente. Per la prima volta sindacato ammesso come parte civile


L'imprenditore è stato condannato a 240 ore di lavoro di pubblica utilità presso un'associazione di volontariato. Il giudice lo ha condannato a risarcire le spese legali sostenute dal sindacato


Nadia Tarantino


Duecentoquaranta ore di lavoro di pubblica utilità per un’associazione di volontariato. E’ quanto ha patteggiato un imprenditore cinese di 47 anni accusato di violenza sessuale su una giovane donna, dipendente della sua azienda. Così ha deciso il giudice delle udienze preliminari del tribunale di Prato lo scorso dicembre accogliendo la proposta di patteggiamento presentata dal difensore, Olivia Nati. A esultare è la Cgil e con lei la Filctem, costituite parti civili con l’avvocato Amalia Vetrone, primo sindacato ad essere ammesso in un procedimento penale per molestie sul luogo di lavoro. Le spese legali delle organizzazioni sindacali saranno sostenute dall’imputato. “Il messaggio è chiaro – il commento di Juri Meneghetti – il sindacato è concretamente accanto alle lavoratrici che subiscono molestie e violenze”.
Il fatto risale al 2021 quando l’imprenditore tentò di baciare la sua dipendente abbassandole la mascherina anticovid. La donna riuscì a sottrarsi all’abbraccio e alla volontà del suo datore di lavoro fermando tutto ad un bacio sulla guancia. Un comportamento inequivocabile, un chiaro approccio sessuale. La procura contestò l’aggravante data dal ruolo dell’uomo: datore di lavoro della vittima. “L’aggravante non è riconosciuta d’ufficio – ha spiegato l’avvocato Vetrone – tutto è rimesso alla valutazione del pubblico ministero che, in questo caso, ha provveduto a formulare un’ipotesi di reato aggravata”. Una novità anche questa per un reato che non è facile da denunciare per chi lo subisce sul posto di lavoro e da dimostrare per il magistrato che punta a convincere il giudice. La violenza sessuale in ambito lavorativo è un fatto frequente: stando all’Istat, tra il 2022 e il 2023 ne è rimasto vittima il 21 per cento delle donne tra i 15 e i 24 anni e il 13,5 per cento delle fasce d’età più alte.
“Per noi conta il messaggio politico – hanno detto Menighetti e Cristina Pierattini, segretaria Cgil Prato – vale a dire che il sindacato è un porto sicuro se si subisce o se si è testimoni di una condotta illecita”.
Tutela, garanzia, difesa dei lavoratori e, nello specifico, delle lavoratrici. Battaglie sacrosante che vengono ingaggiate in molte occasioni ma non in tutte. Nè la Cgil né la Filctem erano nell’elenco delle parti civili per la morte di Luana D’Orazio, la mamma di appena 22 anni ingoiata dall’orditoio al quale stava lavorando in una fabbrica a Oste e per il cui decesso sono stati condannati gli imprenditori accusati di omicidio colposo e rimozione delle cautele antinfortunistiche (parti civili Femca Cisl, Inail, Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, assente anche il Comune di Montemurlo). “Il sindacato non può essere ovunque – è stato spiegato – nel caso D’Orazio furono fatte valutazioni che ci portarono alla scelta di non costituirci”. Dal momento che la morte di Luana D’Orazio suscitò un clamore enorme richiamando grandissima attenzione sulle condizioni di lavoro nel distretto, che tipo di valutazione? e perché la decisione fu opposta per il processo per la morte dei sette operai della confezione Teresa Moda? “Furono fatte tutte le valutazioni e fu deciso così”, la risposta. Domanda: “Se foste nuovamente chiamati a valutare se essere o no parte civile in quel processo, prendereste la stessa decisione”? Risposta: “Sì”.  Le valutazioni hanno un carattere soggettivo, non ci piove. E sono espressione di libertà. Grave un approccio sessuale sul posto di lavoro, gravissimo anzi. Ma un morto non è da meno. (nt)

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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