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Cocaina e hashish in carcere, la centrale di stoccaggio in uno stabile della Caritas in uso ai detenuti in permesso premio


La procura continua le indagini dopo l'ondata di avvisi di garanzia a reclusi e agenti della penitenziaria in servizio alla Dogaia. Nell'immobile sono stati trovati quantitativi di droga nascosti dietro lo specchio del bagno e nel forno della cucina


Nadia Tarantino
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Era in via Pistoiese, in uno stabile di proprietà della Caritas diocesana in uso ai detenuti autorizzati ad uscire dal carcere in virtù dei permessi premio, la centrale di rifornimento e stoccaggio della droga che arrivava nelle celle della Dogaia. E’ quanto spiega la procura di Prato che sabato scorso ha notificato decine di avvisi di garanzia a detenuti e agenti della polizia penitenziaria e sequestrato, nel corso delle indagini, non solo cocaina e hashish ma anche telefonini di grandi e piccole dimensioni, smartwatch e schede sim nascosti in fori praticati nelle pareti e nei sanitari dei bagni.
Nello stabile, denominato Casa Jacques Fesch, dal nome di un detenuto francese che si convertì durante il periodo passato in carcere, sono state trovate e sequestrate quantità di cocaina e di hashish nel corso del controllo condotto da polizia, carabinieri e finanzieri. In particolare, nascosti dietro lo specchio del bagno, rinvenuti 23 grammi di cocaina e 17 di hashish, tutto diviso in dosi; altri 5 grammi di hashish sono stati invece trovati in cucina, nascosti dentro il forno. Secondo gli inquirenti, “la disponibilità di tale base logistica ha consentito ai detenuti in permesso di recuperare lo stupefacente per farlo successivamente entrare nella struttura carceraria, sfruttando l’assenza dei controlli all’ingresso e alimentando così il mercato dello spaccio dentro la Dogaia”. E ancora: “Le ridotte dimensioni dei quantitativi, la suddivisione in dosi pronte alla vendita, la disponibilità di un bilancino di precisione accreditano – dice la procura – la tesi che lo stabile fosse utilizzato come centro di raccolta, preparazione e smistamento della droga”. Viene anche spiegato che “i detenuti in permesso, che accedevano allo stabile, sono risultati allontanarsi in totale libertà anche in violazione dei limiti temporali imposti dal magistrato di sorveglianza”.
Quando i carabinieri sono entrati nello stabile hanno trovato e identificato due detenuti, uno dei quali, con precedenti per droga e in permesso premio che è poi riuscito a far perdere le proprie tracce.
Lo stabile si sviluppa su due piani e comprende sei stanze che vengono usate dai detenuti vicini al fine pena e che beneficiano dei permessi premio.
La droga nascosta nell’edificio destinato all’accoglienza dei detenuti prossimi al fine pena è stata segnalata, con una denuncia, da don Enzo Pacini. E’ quanto scrive la Diocesi. “Il sacerdote, cappellano del carcere della Dogaia e direttore della Caritas, ha informato in prima istanza la polizia penitenziaria che durante le pulizia ordinarie della struttura – si legge nel comunicato – era stata rinvenuta sostanza sospetta. Questa denuncia è stata poi trasmessa alla procura”.
La casa Jacques Fesch è nata nel 1990 per dare un tetto ai detenuti in pemesso premio ma senza posto dove stare. La struttura fornisce un alloggio temporaneo dove i reclusi possono incontrare i parenti. “A fronte di quanto successo – spiega il sacerdote – si tratta di un servizio prezioso perché dà modo a chi non ha una casa di usufruire ugualmente del permesso premio. La nostra è una struttura che ha contribuito e sta contribuendo a percorsi di rieducazione e di reinserimento sociale dei detenuti”. Nella struttura diocesana operano quattro volontari a cui è affidato l’unico compito di accoglienza e di verifica del corretto uso degli spazi affidati ai detenuti.

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