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Cardiologo deve rimborsare alla Asl più di 56mila euro: ha fatto tremila ricette “rosse” ai suoi pazienti privati per non fare pagare i medicinali


Il professionista, convenzionato con la Asl Toscana Centro, non ha mai comunicato la sua attività privata in diversi ambulatori di Prato e dell'area fiorentina. La sentenza è stata emessa dalla Corte dei Conti. A carico del medico una condanna a due anni di reclusione per peculato, truffa aggravata e falso


Nadia Tarantino


Prescriveva farmaci usando la cosiddetta ‘ricetta rossa’, vale a dire il ricettario del Servizio sanitario nazionale, ai pazienti che riceveva privatamente: una pratica ritenuta abusiva, rispetto alla quale un medico cardiologo convenzionato con la Asl Toscana Centro, già condannato a due anni di reclusione per peculato, truffa aggravata e falso, è stato condannato a sborsare 56.492 euro in favore dell’azienda sanitaria. E’ quanto ha stabilito la Corte dei Conti che ha riconosciuto in capo al professionista, residente in provincia di Firenze, il danno erariale reclamato dalla Asl per le oltre tremila ricette rilasciate tra il 2012 e il 2015 negli ambulatori di Prato e dell’area fiorentina, a pazienti visitati in regime di attività libero-professionale (“pur avendo dichiarato al direttore delle Risorse umane, a gennaio 2015, di non svolgere ulteriori attività professionali).   
La sentenza è stata pronunciata nei giorni scorsi. Sono state le indagini dei carabinieri del Nas, coordinati dalla procura contabile, a convincere i giudici della responsabilità del cardiologo. A far emergere l’attività privata era stata nel 2015 una paziente che si era lamentata del fatto che il suo nome non era stato inserito nelle liste del medico che esercitava la professione in un ambulatorio che le tornava comodo perché vicino a casa. I primi controlli incrociati fanno emergere qualcosa di strano: la donna, infatti, pur non essendo stata ammessa tra i pazienti del medico, risultata intestataria di una prescrizione su ricetta rossa. I successivi accertamenti portano alla luce uno scenario di abusi che, una volta ricostruito per intero, si traduce in migliaia di ricette del Servizio sanitario nazionale che un medico dipendente della Asl o, come in questo caso, in convenzione, può rilasciare solo ai pazienti che gli sono stati assegnati e che risultaNo nei suoi elenchi. Emerge che il professionista avrebbe realizzato “parecchio profitto dalle circostanze, ottenendo un immobile ad un prezzo esiguo – 50 euro al mese – da un’azienda farmaceutica favorita dalla prescrizione dei suoi farmaci, sia lucrando dai pazienti i corrispettivi per le prescrizioni mediche senza nemmeno rilasciare regolare ricevuta, sia esercitando l’attività libero-professionale anche negli orari in cui avrebbe dovuto essere invece impegnato con quella in convenzione”. Per i pazienti la ricetta rossa significa poter contare su un farmaco pagando solo una quota del prezzo intero. La tesi dell’accusa è stata recepita dai giudici che hanno condannato il professionista anche al pagamento delle spese di giudizio: 442 euro.    

Edizioni locali: Prato

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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