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Biffoni si congeda: “In dieci anni abbiamo trasformato Prato: da una specie di Calimero a una città dai tratti europei”.


Met troppo piccolo per contenere le tante persone che ieri si sono messe in fila per ascoltare il bilancio di fine mandato di Biffoni. La serata è terminata con un dono speciale della giunta al proprio sindaco


Eleonora Barbieri


“Biffoni sei la nostra rockstar”. E’ con il dono di una chitarra elettrica al sindaco da parte della giunta e del presidente del consiglio comunale, che cala il sipario sui dieci anni di amministrazione Biffoni. Il sipario è quello del teatro Metastasio, scelto per il bilancio di fine mandato perché è qui che Biffoni lanciò la sua ricandidatura. Dopo cinque anni dunque, è un cerchio che si chiude anche se il teatro si è dimostrato troppo piccolo rispetto alla richieste. In tanti sono rimasti fuori e costretti a vedere la serata dagli schermi del foyer.  Lo slogan della serata, “Prato è avanti”, ha segnato gli interventi e i video per rimarcare con orgoglio l’impronta che in questi dieci anni si è voluto dare alla città in antitesi alla precedente impostazione: “Abbiamo fatto tante cose in questi anni, tantissime ne arriveranno nei prossimi, e sono consapevole che altre non siamo riusciti a farle. Stasera faremo un bilancio di questi anni e di come, insieme, abbiamo davvero trasformato una città che abbiamo trovato impaurita, smarrita, che si sentiva come una specie di Calimero perché così veniva raccontata, come  fosse stata ultima periferia dell’impero, in una città dai tratti europei, spesso punto di riferimento internazionale, chiamata a raccontarsi e a raccontare quello che fa nell’urbanistica, nella forestazione, nell’economia circolare, nella scuola, nell’immigrazione, nella sicurezza sul lavoro, nell’innovazione tecnologica, nel turismo, nella cura degli animali di affezione, capace di mettere insieme le sue forze migliori per rialzare la testa e rivendicare orgogliosamente al mondo che Prato è Prato. Con i cittadini, i comitati, le categorie economiche e i sindacati, tutte le parti sociali, le associazioni del terzo settore, la diocesi in questi anni abbiamo lavorato fianco a fianco: discutendo, confrontandoci, anche litigando e poi, una volta deciso da che parte andare, remando tutti sempre nella stessa direzione. Diciamocelo, non era scontato: la Prato dai mille campanili ha imparato a fare squadra in maniera nuova e così ha affrontato periodi difficilissimi e ottenuto risultati e risorse importanti, e ha deciso con fierezza che da noi nessuno  resta indietro, da solo, ma tutti andiamo avanti. Insieme. Partendo dal lavoro, come questa città ama fare”. Assist per far entrare i tre assessori che si sono occupati del tema in tutte le sua sfaccettature in città complessa e multiculturale. Ecco i dieci milioni di euro del governo Draghi per rendere più competitivo il distretto tessile (assessora Benedetta Squittieri), lo sportello anti sfruttamento ma anche la rete culturale (assessore Simone Mangani), lo sviluppo del settore turistico partendo da quello industriale e arrivando a quello naturalistico (assessore Gabriele Bosi). 

La città dai tratti europei passa necessariamente Dale politiche urbanistiche sul verde, sull’economia circolare e sulla sostenibilità. Temi su cui Biffoni chiama a parlare altri tre assessori. Il primo, Valerio Barberis, è eclettico e visionario ma è a lui che si devono le risorse europee attratte con Prato urban jungle, i riconoscimenti internazionali per aver introdotto la forestazione nella pianificazione urbanistica, l’inserimento di Prato tra le 100 città europee, 9 italiane, scelte dalla Comunità europea per la neutralità climatica entro il 2030. Alla collega Cristina Sanzò il compito di occuparsi del decoro quotidiano attraverso specifici interventi sulla raccolta dei rifiuti, fuori e dentro il centro, nuove regole per le oltre 50 aree di sgambatura presenti e la manutenzione del verde. Flora Leoni si è invece occupata del potenziamento della rete ciclabile e della mobilità sostenibile annunciando anche che il bando per la linea Peretola -Pecci e stazione, è realtà e arriverà entro l’anno.

“Prato è avanti anche perché non lascia nessuno indietro” ha sottolineato Biffoni chiamando sul palco Ilaria Santi, Giacomo Sbolgi e Simone Faggi per parlare di scuole, sport, rete sociale e gli ingenti investimenti Pnrr. Un pensiero speciale lo ha rivolto a Faggi, attuale vicesindaco e da sempre al suo fianco in ogni battaglia: “E’ l’amministratore che ogni città si meriterebbe”.

Altre sottolineature particolari vanno ad Alessandro Menicatti, dipendente comunale spesso impegnato a portare il gonfalone nelle manifestazioni ufficiali, colpito tragicamente dal Covid; e ancora la protezione civile che tra tempeste di vento, alluvione, Covid e guerre, ha fatto la differenza. I suoi bambini, Stefano ed Edoardo “perché non è sempre facile essere i figlioli del sindaco”, la compagna Lucia perché “è bello averti a fianco e aver condiviso questa follia”, i “preziosissimi nonni”.

Dieci anni in cui è successo di tutto, soprattutto negli ultimi cinque, ma in cui la città ha dimostrato ancora una volta di avere un tessuto sociale forte e nessuna voglia di piangersi addosso. Il Covid ad esempio: “Mentre il mondo ci guardava scommettendo che saremmo stati il focolaio d’Europa, Prato ha dimostrato che affronta tutto con responsabilità, con solidarietà, con generosità. I tantissimi volontari che ci hanno aiutato a distribuire milioni di mascherine quando era impossibile trovarle, i pacchi spesa per le numerose famiglie che erano andate in difficoltà, i farmaci a casa per gli anziani, il sostegno psicologico per chi si sentiva perso in quei momenti, i cuccioli, non di Grosseto, ma delle persone malate di covid portati a spasso dai volontari. Un’intera città si è fermata, ma la stessa città intera si è mobilitata. Perché le parole di Papa Francesco, quando si è affacciato dal pulpito del Duomo quella mattina del 10 febbraio 2015 (volendo testardamente venire a Prato, vorrei ricordare) non erano casuali e non sono andate dimenticate: “Stabilite veri patti di prossimità: per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno”.

Una città che sa reagire di fronte alle avversità e alle tragedie: “Davanti al dolore per le morti sul lavoro che non hanno risparmiato la nostra provincia (Sabri, Luana, Giuseppe), davanti ai casi di sfruttamento lavorativo, non ci siamo girati dall’altra parte ma abbiamo fatto tutto quello che era possibile, anche ben oltre le nostre competenze, insieme alla Regione, alle parti sociali, agli ordini professionali, alla procura della Repubblica. Perché Prato è Città del lavoro e dei diritti di chi lavora. E lo stesso impegno lo mettiamo ogni giorno per i diritti delle persone, dei bambini di coppie omogenitoriali, che qui hanno sempre trovato riconoscimento, per i diritti delle donne e la parità di genere: purtroppo c’è molto, troppo da fare, anche nella nostra città. Sulle vetrine di molti negozi avrete visto il numero 1522, il numero antiviolenza, perché deve essere un’azione corale e davanti alla morte di Elisa, di Claudia, di Jennifer non possiamo limitarci a versare lacrime, ma dobbiamo lavorare a una cultura diversa, nelle nostre case, nelle scuole, sui luoghi di lavoro. Prato è una città di pace e di libertà, una città che non si lascia intimidire da chi parla di paura, odio, cattiveria: lo ha dimostrato in piazza delle carceri il 23 marzo 2019, con 5mila persone in piazza pronte a difendere i nostri principi costituzionali”.  Più volte Biffoni ha rimarcato il lavoro corale messo in piedi di fronte alle difficoltà per rinascere “più forti di prima. In modo collettivo, come una comunità, non singolarmente. Ma lo devo dire: ho avuto la forza di lavorare tanto anche nei momenti più complicati perché devo confessare, e lo dico con orgoglio, che non ho mai sentito venire meno il vostro sostegno, il vostro affetto. E soprattutto ho avuto la possibilità di non smettere mai di essere Matteo, di andare in curva Ferrovia a soffrire per l’Ac Prato 1908, andare ai concerti, bere una birra al pub, andare a vedere giocare Ste o Edo, a fermarmi a prendere un caffè a giro per la città per fare due chiacchiere, a correre la maratonina come il mio babbo (a proposito, Daniele…credo tu possa essere contento..), a esserci sempre, il più possibile. E allora voglio dirvi grazie, col cuore, perché siamo una grande comunità. Meravigliosa e unica. Siatene fieri come lo sono io. Tutto questo è stato quanto di più appassionante mi potesse capitare nella vita”. Poi tutti sul palco, assessori del primo e del secondo mandato per immortalare questo capitolo della storia della città giunto al capolinea. Il sipario può calare ma solo su questa esperienza. E’ difficile dire ora cosa Biffoni farà in futuro ma probabilmente quella chitarra e il sogno che aveva da ragazzo di diventare una rockstar possono aspettare ancora. 

(e.b.)

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