Una complicatissima vicenda giudiziaria che ha visto un imprenditore tessile passare dal ruolo di accusato a quello di accusatore e gli ex colleghi con i quali era entrato in affari, viceversa, dal ruolo di accusatori a quello di accusati. Un vorticoso intreccio di interessi e di soldi. Tanti soldi. Tutti quelli – siamo nell’ordine di 6-7 milioni di euro – che la procura di Prato ipotizza siano stati distratti dai tre imputati – due uomini e una donna – per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per i reati di bancarotta fraudolenta e malversazione. Imputazioni riferite alle sovvenzioni e ai finanziamenti pubblici (compresi i fondi Covid) che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati utilizzati non per rafforzare l’azienda, sottratta al controllo dell’imprenditore tessile, ma per pagare debiti pregressi, aprire nuove linee di credito presso le banche, ottenere nuova liquidità e percepire benefit ed emolumenti personali anche quando lo stato di salute dei bilanci, a differenza di quanto figurava, non era per nulla buono tanto che arriva il fallimento.
L’udienza preliminare si aprirà a gennaio 2025 ed è il punto di approdo di un lungo braccio di ferro tra l’imprenditore, fondatore negli anni ’80 di una tra le filature più affermate del distretto pratese, e gli imputati che, attraverso l’acquisizione di quote, nel 2019 avevano assunto i ruoli di presidente e vicepresidente del cda e amministratore di fatto. Un punto di approdo raggiunto dopo anni durante i quali gli avvocati dell’imprenditore tessile, Francesca Meucci e Moreno Sarti, non si sono limitati a smontare le querele presentate contro il loro assistito, ma hanno anche studiato chili di carte, passato in rassegna conti e bilanci, spulciato documenti e firme, ricostruito l’andamento dei conti e delle finanze della filatura. Una storia nella storia: da una parte la scalata alla filatura che si traduce nella marginalizzazione dell’imprenditore, dall’altra l’impoverimento dell’azienda fino al fallimento.
L’inizio è datato 2016 quando l’imprenditore, titolare anche di una ritorcitura, entra in affari con i soci che rilevano una parte di quote della filatura; tra le due ditte viene instaurato un legame lavorativo e, dunque, economico. Il rapporto però, ad un certo punto, si deteriora e l’imprenditore, fondatore della filatura, viene estromesso dal cda e si ritrova in mezzo ad avvocati e giudici, accusato (e prosciolto) di svariati reati dagli ex colleghi. Con i suoi avvocati, Francesca Meucci e Moreno Sarti, non assiste passivamente alle vicende giudiziarie nelle quali si ritrova coinvolto, ma ingaggia una battaglia: “I miei obiettivi erano e sono chiari – spiega – salvaguardare il nome mio e della mia famiglia, risollevare le sorti della ritorcitura nel frattempo entrata in seria difficoltà ma con ancora tutti i 36 dipendenti al loro posto, dimostrare la mia totale estraneità alle accuse che mi venivano contestate e capire incontro a quale destino stava andando la filatura. E’ stata una sofferenza atroce ma ho resistito. Ho impegnato tutte le mie energie, sono stati anni durissimi spesi dietro le vicende giudiziarie e, contemporaneamente, passati a rimettere in sesto la mia dignità di imprenditore”.
La ritorcitura oggi gode di ottima salute e ha aumentato il numero dei dipendenti, mentre la filatura, che nel frattempo aveva cambiato nome, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Prato. La procura, che ha affidato le indagini alla guardia di finanza, contesta la distrazione di milioni di euro e ha chiesto il rinvio a giudizio. Le istanze di ammissione al passivo in privilegio superano un milione 200mila euro, quelle in chirografo sono di poco inferiori a 4 milioni e mezzo.
Bancarotta milionaria, i fondi Covid usati come benefit: tre richieste di rinvio a giudizio
Udienza preliminare a gennaio 2025. La procura contesta la distrazione di svariati milioni di euro dalle casse di un'azienda tessile finita al centro di una intricata lite societaria. Il fondatore: “Per me anni di accuse ingiuste e sofferenza, ora giustizia”
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