Carte aggiustate alla bisogna per convincere le banche a dare ancora fiducia e quindi soldi. Oggi, giovedì 18 luglio, il tribunale di Prato ha condannato a un anno e due mesi di reclusione Riccardo Fusi, per molti anni nome di spicco del settore costruzioni, e il socio di sempre, Roberto Bartolomei, accusati della bancarotta della Holding Bf, nata nel 2010 dalla fusione di due società facenti capo ai due imprenditori e nella quale ne erano poi confluite diverse altre tra cui Btp, che all’epoca era tra le prime dieci imprese di costruzioni in Italia, e l’Immobiliare Ferrucci che incamerava la catena alberghiera Una. Una condanna che sia per Fusi, difeso dall’avvocato Manuele Ciappi, che per Bartolomei, difeso dall’avvocato Gianluca Bastogi, si somma ai 5 anni e 10 mesi inflitti dalla Corte d’Appello di Firenze nel 2018, resi definitivi dalla Cassazione nel 2021 e che portano a un totale di sette anni di reclusione (in larghissima parte già scontati). Degli altri quattro imputati – tutti titolari o amministratori di società collegate al gruppo – solo un’altra condanna: due mesi a Leonardo Rossi, legale rappresentante della ‘Alfieri srl’, anche in questo caso in continuazione per un complessivo di 3 anni e 6 mesi di reclusione. Assolti Giancarlo Cecchi (avvocato Mauro Cini), ex direttore generale della Provincia di Prato, Antonio Pietrini, Riccardo Rosi.
Una lunga inchiesta quella della procura di Prato (all’epoca i titoli erano Antonio Sangermano e Lorenzo Gestri) che ricostruì due scenari: il primo, il concordato preventivo chiesto e ottenuto nel 2011 per la Holding Bf attraverso poste attive fittizie; il secondo, le manovre che avevano consentito al gruppo di Fusi e Bartolomei, già fortemente esposto con il sistema bancario, di ricevere 150 milioni di euro di finanziamento da un pool di banche: 60 dal Monte dei Paschi di Siena, 50 da Unipol banca, 20 da Cariprato, 10 da Mb banca e 10 dal Credito cooperativo fiorentino di Denis Verdini. Secondo l’accusa, ci fu la distrazione di circa la metà di quella montagna di soldi che doveva servire a fronteggiare i debiti della Btp. A carico dei due imprenditori anche altre imputazioni dalle quali sono stati assolti. ” L’assoluzione di Riccardo Fusi e di Roberto Bartolomei dall’accusa di avere falsificato i bilanci della Holding dell’omonimo gruppo dimostra che il valore del suo patrimonio immobiliare ed alberghiero era davvero miliardario e che le recriminazioni di Riccardo Fusi avevano fondamento – dice l’avvocato Manuele Ciappi – la condanna per la restituzione di parziale di finanziamenti ai soci e per leffettuazione di investimenti per la realizzazione di taluni progetti edilizi a sviluppo della BTP non appare in alcun modo comprensibile, né conforta l’esiguità della pena inflitta: credo che Fusi potrà valutare di rinunciare alla prescrizione, ormai imminente, pur di vedere riconoscere la legittimità del suo operato. Dopo aver messo tutto il loro patrimonio a garanzia delle proprie obbligazioni ed a dimostrazione della loro fiducia nel futuro del gruppo è davvero un paradosso che siano stati condannati per una bancarotta assolutamente inesistente”. (nt)
Riproduzione vietata