Una collezione di procedimenti vinti a Prato e a Firenze e di sentenze che gli riconoscono le spese di lite, vale a dire le spese che chi perde la causa può essere obbligato – se il giudice lo prevede e in questo caso è stato previsto – a pagare all’avvocato di chi la causa l’ha vinta. A vincere, per conto di insegnanti precari suoi clienti, è stato l’avvocato Guido Marone, uno dei massimi esperti di legislazione scolastica; a perdere, invece, il ministero dell’Istruzione e l’Ufficio scolastico regionale per la Toscana che ancora oggi, a distanza di due anni dalle sentenze più datate, non hanno ancora versato quanto dovuto in forza della bellezza di 31 sentenze che, sommate tra loro, fanno qualcosa meno di 27mila euro.
L’avvocato ha presentato ricorso al Tar della Toscana che, con un’ordinanza, ha dato 45 giorni di tempo al ministero e all’Ufficio scolastico per spiegare i motivi che non hanno consentito fino a ora di pagare le somme stabilite da ciascuna delle 31 sentenze pronunciate dai tribunali di Prato e di Firenze e ha dato appuntamento a settembre per fare i conti.
Il ricorso al tribunale amministrativo poggia, come detto, sulle decisioni dei giudici ai quali molti insegnanti precari si sono rivolti per regolare vertenze con il ministero e, soprattutto, per reclamare la ‘carta del docente’ e cioè la somma annua di 500 euro da investire in formazione e aggiornamento.
Chi ha fatto causa l’ha vinta come dimostrano le centinaia e centinaia di sentenze pronunciate dai tribunale di tutta Italia.
L’avvocato Marone chiede che il ministero dell’Istruzione e l’Ufficio scolastico toscano adempiano. Ad oggi il legale ha intascato solo le spese legali riconosciute da tre sentenze del tribunale di Livorno e una del tribunale di Firenze. All’appello ne mancano 31: 28 del tribunale fiorentino, 2 di quello pratese e una sentenza del tribunale di Pistoia.
Il Tar gli ha dato ragione: “Entro 45 giorni i due enti devono depositare una relazione per chiarire lo stato di adempimento corredato da relativa documentazione, illustrando le eventuali ragioni che ne abbiano finora impedito l’esecuzione”. I giudici chiedono insomma di sapere perché fino ad oggi lo Stato abbia fatto orecchie da mercante davanti a quelle 31 sentenze dei tribunali toscani. (nt)
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