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Attesa di un posto letto al pronto soccorso, il Santo Stefano non è più maglia nera


La buona notizia è stata comunicata dalla direttrice del Santo Stefano Teresa Mechi alla commissione consiiare 5. Ecco come è avvenuto il "miracolo"


Eleonora Barbieri


Il Santo Stefano era maglia nera in Toscana per il boarding, ossia l’attesa in pronto soccorso di un posto letto per il ricovero. Usiamo il passato perché ora il fenomeno è ridotto ai minimi termini quasi completamente. I dati degli ultimi mesi sono chiari: quasi tutti i giorni la sistemazione in un letto ai piani superiori dell’ospedale è sotto le 16 ore, parametro questo di riferimento in ambito internazionale per un fenomeno che affligge la sanità moderna. Fanno eccezione alcuni giorni o periodi dell’anno particolari come le feste natalizie e i ponti festivi in cui non c’è copertura da parte di medici e pediatri di famiglia o anche i periodi influenzali: in questi casi gli accessi al pronto soccorso superano la media già alta e l’ospedale è strapieno. Il dato è emerso nel corso della seduta di ieri, 4 aprile, della commissione consiliare 5 a cui ha partecipato la direttrice dell’ospedale Teresa Mechi. Come siamo arrivati a migliorare una situazione che fino all’estate 2023 era quasi disastrosa con attese di un letto che potevano superare le 40 ore?

Intanto velocizzando le dimissioni nelle medicine e nei reparti chirurgici, senza rallentamenti il sabato e la domenica, e questo nonostante il numero dei ricoveri ordinari sia cresciuto del 9,71% sia perché sono aumentati gli accessi al pronto soccorso sia perché è aumentata l’attività chirurgica programmata per snellire le liste di attesa. Incremento delle attività che riguarda anche i ricoveri alle cure intermedie e a Villa Fiorita. In numeri. Tra il 2022 e il 2023 le giornate di degenza si sono ridotte del 5% come dato aggregato. Se lo scomponiamo vediamo che la riduzione arriva al 5,71% per quella medica. Le giornate di degenza chirurgica invece scendono del 3,19%

Ridurre le giornate di degenze, significa far girare l’ospedale e il pronto soccorso quasi alla stessa velocità. Ma questo da solo non basterebbe perché i numeri sono alti e perché dimettere le persone troppo velocemente potrebbe portare il paziente a ripresentarsi in pronto soccorso dopo poco che è tornato a casa. Sono stati attivati dunque una serie di percorsi alternativi, anche ambulatoriali, e di accompagnamento. Inoltre per limitare il numero dei ricoveri è entrato in scena il day service multidisciplinare che alleggerisce il lavoro dei medici di emergenza per i casi complessi ma non tali da richiedere giorni di degenza.

Traduciamo l’organizzazione in numeri prendendo in considerazione il mese di febbraio 2024. Gli accessi in pronto soccorso sono stati 7.919 pari a 273 di media giornaliera che da ora in avanti specificheremo in parentesi. Scorporiamo i 1.974 pediatrici (68 al giorno) e concentriamoci sugli adulti. Al triage sono arrivati dunque 5.945 adulti (205 al giorno). Di questi 1066 (38) sono stati mandati ai fast track (oculistico, ortopedico, ginecologico) di cui 118 (4) si sono tradotti in ricoveri, soprattutto ostetrici. Degli altri 4.879 adulti (168), 4.666 (161) sono stati sottoposti a visita (la differenza riguarda i casi più gravi che vanno subito in terapia intensiva e in Utic). Di questi 1.300 (45) sono andati in destino, ossia non sono stati rimandati a casa. Un percorso che secondo gli ultimi report i medici del pronto soccorso riescono a fare in 7 ore e un quarto dal triage. Diventano 7 ore e 45 aggiungendo anche la decisione del percorso da intraprendere, sotto i parametri di riferimento, pari a 8 ore. Vediamo dunque i percorsi per i pazienti in destino. I ricoveri al Santo Stefano sono stati 763 (26), quelli a Villa Fiorita 19 (1); la dimissione a casa con presa in carico del Girot sono stati 7 (0,3), al day service sono andati in 11 (0,4); la sistemazione in Ama, il polmone di degenza in attesa del posto in reparto già seguiti dagli specialisti di riferimento, in 403 (14). La permanenza media è 2 giorni 6 ore e 36 minuti. Per 137 (5) è seguito il ricovero, per 199 (7) il ritorno al domicilio, per 13 (0.5) il day service e per 22 (1) le dimissioni con assistenza Girot. C’è poi l’Obi, ossia l’osservazione breve intensiva che a febbraio ha riguardato 230 persone (8) con permanenza media di un giorno 9 ore e 57 minuti al termine della quale in 24 (1) sono andati a ricovero e 206 dimessi (7).

Come si vede dallo schema si tratta di un lavoro complesso e articolato che impegna ogni mattina i dipartimenti d’emergenza e di medicina con la direzione dell’ospedale. Tutto per dare percorsi di cura che alla qualità aggiungano il comfort di fronte a spazi e personale che non sono quelli ottimali per una provincia di oltre 200mila abitanti con tanti stranieri e un territorio ancora strutturalmente inadeguato.

A proposito di stranieri. La loro presenza nei numeri non è poi così alta. Nel 2023 gli accessi sono stati 3.777 su oltre 90mila; nei ricoveri d’area medica 747 su oltre 14mila e su quelli d’area chirurgica 211 su 6.841. E’ invece più alta la percentuale di chi viene da fuori Prato e riguarda soprattutto la parte operatoria che tra residenti nell’Asl centro e in generale toscani è del 23% che diventa 27% se si considera anche i non toscani. Dato che conferma la qualità della chirurgia pratese, supportata anche da strumenti tecnologici all’avanguardia.

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