Diecimila frammenti ricomposti e consegnati al pubblico, è il frutto del lungo lavoro di professionisti e archeologi che hanno ridato alla luce alcuni importanti corredi del tumulo etrusco di Montefortini. A curare il progetto l’archeologo della Soprintendenza archeologica delle arti e del paesaggio (sabap) di Firenze, Pistoia e Prato Massimo Tarantini: “Sono molto contento di aver coordinato questo progetto di restauro, che nasce nel 2021 e che ha messo insieme il Comune e la Sabap, con un importante sostegno finanziario dell’Ufficio federale della Cultura della Confederazione Svizzera e della Regione per la realizzazione dell’esposizione”. Si tratta degli “avori principeschi”, che resteranno in mostra fino al prossimo 3 novembre al Museo Archeologico di Artimino. L’esposizione propone oggetti in avorio, recentemente restaurati, del tumulo principesco di Montefortini a Comeana (Carmignano, Po), che si distinguono non solo per la loro preziosità intrinseca, per la profusione della materia prima utilizzata, ma soprattutto per la qualità dell’esecuzione, la varietà e l’originalità delle iconografie presenti, realizzati da maestri che disponevano di un ampio bagaglio culturale, detentori di strumenti e di tecnologie altamente specializzate, che prestavano la loro opera presso le corti dei principi etruschi. Una parte di questi oggetti, restaurati tra la fine degli anni ’90 del XX secolo e i primi anni del XXI, è già esposta in una sezione del Museo Archeologico di Artimino. Un’altra parte significativa di questo straordinario complesso in questi ultimi due anni è stata oggetto dell’intervento di ricerca e restauro. Al taglio del nastro, oltre alla direttrice del museo Maria Chiara Bettini anche il sindaco Edoardo Prestanti: “Un lavoro di valorizzazione molto importante.- ha detto Prestanti- Il lavoro fatto per dare rilievo alle nostre radici e all’archeologia del nostro territorio fa un ulteriore passo in avanti». Un ulteriore passo in avanti di cui si manifesta «molto orgogliosa» l’assessore alla Cultura del Comune di Carmignano Maria Cristina Monni da tempo, infatti, c’era la volontà di recuperare questi oggetti preziosi e di renderli di nuovo visibili al pubblico come spiega: “la storia è sorprendente e ogni volta ci racconta e ripresenta storie nuove, ringrazio il contributo che tutte le persone hanno dato in questo progetto”. Il progetto scientifico e la mostra sono stati curati dalla direttrice Bettini e dall’archeologo Tarantini, l’allestimento e il progetto grafico si devono invece all’arch. Alessandro Nocentini. Il restauro è stato realizzato da Laura Benucci e Agnese La Torrata per la ditta Atlante di Grosseto, con la consulenza amichevole di Franco Cecchi già restauratore capo Sabap-Fi, mentre il gruppo El.En. ha messo a disposizione un laser per alcuni interventi mirati. La mostra avrà gli stessi orari di apertura e chiusura del Museo: sabato e domenica ore 9.30-13.30, 15-18; lunedì, martedì, giovedì, venerdì ore 9.30-13.30.
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