Ancora nel mirino della procura Arte Stampa, la stamperia di tessuti gestita da imprenditori cinesi, con sede in via Pistoiese, a Viaccia. La procura, dopo avere chiesto e ottenuto in via d’urgenza dal giudice delle indagini preliminari il sequestro delle quote sociali, dei locali e di tutto quanto lì presente (macchinari, tessuti, documenti, pc), e delle proprietà immobiliari intestate alla società, ha eseguito il provvedimento in forza dell’autonomo decreto di sequestro emesso dal tribunale. Lo rende noto il procuratore, Luca Tescaroli. Il giudice ha ravvisato i reati di intermediazione illecita, sfruttamento lavorativo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina già contestati al titolare di fatto e al suo braccio destro, messi agli arresti ma ugualmente – secondo le indagini – attivi nella gestione dell’impresa. Il sequestro di tutto pone fine a qualsiasi manovra da parte dei due indagati ai quali il tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare.
Arte Stampa è finita agli onori delle cronache in seguito al tentato omicidio di un operaio, accoltellato nella notte tra il 25 e il 26 gennaio scorso da un collega.
Le indagini, che la procura ha affidato ai carabinieri e ai tecnici del Dipartimento della prevenzione della Asl Toscana centro, hanno fatto emergere le condizioni di sfruttamento all’interno della stamperia: “impiego di lavoratori stranieri in stato di fragilità e bisogno – si legge in un comunicato a firma del procuratore – sottoposti a ritmi di lavoro massacranti in un ambiente insalubre e privo di presidi volti a garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, la salute e l’integrità fisica dei lavoratori, ponendo in rilievo come l’attività ordinaria fosse caratterizzata da alto rischio perché svolta attraverso l’impiego di macchinari pericolosi e carrelli elevatori per la conduzione dei quali i lavoratori irregolari non erano stati adeguatamente formati”.
In particolare, le indagini hanno posto l’accento su 14 dipendenti cinesi privi di permesso di soggiorno e di altri 4 invece in regola con i documenti, tutti a nero. Contratti regolari per altri cinquanta lavoratori: sei assunti con contratto a tempo pieno, il resto part-time. Dodici ore di lavoro al giorno e in qualche caso anche di più, sette giorni su sette con una retribuzione sotto il minimo legale e normalmente versata in contati. “Condizioni alloggiative e igienico-sanitarie precarie – si legge ancora nel comunicato – con un gruppo di lavoratori costretto a dormire sul luogo di lavoro”.
Una decina gli operai che hanno deciso di collaborare con gli investigatori e tra loro proprio il cinese che ha rischiato di morire in seguito alle coltellate assestate da un suo connazionale all’interno della stamperia.
Intanto sono stati nominati due amministratori giudiziari il cui compito è quello di verificare la possibilità di riprendere l’attività affermando i principi del rispetto delle regole; se ciò non risulterà fattibile, l’alternativa è la messa in liquidazione.
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