Il processo chiuso pochi giorni fa a Prato, con la condanna di alcuni imprenditori per aver gestito fuori dalle regole il permesso temporaneo per trattare inerti indirizzati alla realizzazione della seconda tangenziale (leggi), ha fatto tornare d’attualità il tema dell’area per il trattamento degli inerti, individuata dal Comune a Casale e oggetto di una dura battaglia legale con il Comitato che si opponeva. Battaglia vinta dal Comune, ormai due anni e mezzo fa. A distanza di tempo, però, la gestione dell’area ancora non è stata assegnata e, probabilmente, non lo sarà ancora a lungo.
Individuata e finalmente licenziata l’area da destinare all’insediamento di un impianto per il trattamento dei rifiuti inerti, è infatti arrivata Autostrade per l’Italia a scombinare anni di polemiche, critiche, scioperi, proteste, manifestazioni e cortei. Il risultato? Il terreno a Casale, nei pressi del casello Prato ovest, scelto nel 2019 dall’allora Giunta Biffoni come quello idoneo a ospitare tale lavorazione, è momentaneamente (si fa per dire) passato sotto la gestione di Autostrade per l’Italia, appunto, che lo trasformerà in uno dei campi base per la realizzazione della terza corsia. Se tutto va bene, se ne riparlerà tra quattro-cinque anni. Forse. Insomma, la soluzione faticosamente trovata per dotare l’area pratese di un’area per l’ingresso, il vaglio, il trattamento, la trituratura del materiale proveniente da demolizioni e scavi, utile a risolvere i problemi delle imprese del settore, ad oggi non è più disponibile. Ma è l’unica possibile.
Ecco che per molto, molto tempo non si potrà parlare di trasferimento per le aziende del comparto; tra loro la Varvarito Lavori, la più nota tra tutte perché qualche anno fa ingaggiò un durissimo braccio di ferro con il Comune per aprire il proprio impianto sul terreno di proprietà in via del Ferro che però non aveva la giusta destinazione urbanistica, e portò avanti un lunghissimo tira e molla con in mezzo il rischio per decine e decine di posti lavoro. “Prato non ha un’area per la lavorazione degli inerti e che dobbiamo fare, chiudere?”, la posizione di Varvarito con al seguito più di cento dipendenti. La soluzione, allora, fu una deroga concessa dalla Provincia all’epoca competente in materia.
Nel frattempo il Comune non è rimasto con le mani in mano e ha cercato uno spazio idoneo. Trovato: Casale. Soluzione che è passata indenne alle iniziative legali intraprese dal Comitato ambientale di Casale che nel 2020 che ha perso la causa al Tar e successivamente non ha ottenuto dal Consiglio di Stato il via libera al ricorso straordinario al presidente della Repubblica.
Sul terreno di Casale prima o poi l’impianto per gli inerti arriverà ed è una certezza: l’area quella è e non si torna indietro dopo la variante urbanistica. Non è invece certo quale insegna sarà installata perché le imprese interessate dovranno passare dal bando del Comune. Un orizzonte acceso e spento nel giro di pochissimo.
Al di là che tutto è congelato per gli anni necessari a costruire la terza corsia, quella che una volta era una deroga per la Varvarito, oggi è un’autorizzazione vera e propria, con rinnovo decennale, rilasciata dalla Regione a cui è passata la competenza. Ma c’è un ma: il via libera è subordinato alla disponibilità dell’area a Casale; un’autorizzazione, per meglio spiegare, con una scadenza immediatamente successiva all’assegnazione del terreno. Per ora e per diversi anni a venire l’argomento è chiuso: a Casale, il comitato, può dormire sonni tranquilli. (nt)
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