Ancora gravissime le condizioni di Giulio Tarducci, il diciottenne di Campi Bisenzio picchiato e ridotto in fin di vita sabato sera, intorno alle 23, nel cuore del centro storico di Prato, in piazza delle Bigonge, a pochi passi dalla prefettura. Il giovane, preso a pugni e caduto a terra sbattendo violentemente la testa sulle scale di pietra del giardino Buonamici, è ancora in coma nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale fiorentino di Careggi. Nella notte di domenica è stato operato: un intervento molto delicato ma necessario per ridurre l’edema cerebrale che si è formato su una parete del cranio in seguito alla botta.
Le indagini della Squadra mobile di Prato, diretta da Andrea Belelli, sono serrate: si cerca la persona che si è data alla fuga dopo l’aggressione e si attendono gli esiti delle immagini della videosorveglianza installata nelle strade e nelle piazze del centro. Immagini che potrebbero dire molto, aggiungere particolari importanti se non determinanti.
Gli inquirenti non scartano nessuna pista, nessuna ipotesi che possa spiegare il motivo di tanta violenza e indagano in vari campi. Praticamente certo, stando agli investigatori, che l’incontro tra la vittima e l’aggressore non sia stato casuale ma frutto di un appuntamento. C’è da capire se la lite sia scoppiata sul momento o se invece sia stata l’epilogo di un pregresso. Il procuratore, Luca Tescaroli, ha dato mandato di sentire, anzi risentire i testimoni: la fidanzata diciassettenne della vittima e l’amica che era con loro. Le dichiarazioni rilasciate sul momento, infatti, sono state giudicate piene di contraddizioni e poco chiare. Una ragazza ha parlato dell’aggressore come di un italiano, l’altra invece ha fatto riferimento ad un magrebino e ha mostrato, agli agenti che l’hanno sentita, il profilo Instagram di un giovane. Profilo che però è poi scomparso dal social, evidentemente cancellato. Alla sequenza di pugni avrebbero assistito anche una terza donna e forse anche un uomo.
La procura ha spiegato che tutto sarebbe successo in un frangente in cui i giovani erano sobri e, dunque, poco o nulla c’entrerebbe l’abuso di alcol, ma per avere certezza di ciò è necessario attendere i riscontri ancora in corso. (nt)
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