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Ancora guai per il Palazzo di giustizia: messi cartelli per avvertire del rischio di crolli e sulla pericolosità degli ambienti


Cartelli all'ingresso dell'edificio e al piano della procura. Il loro chiarissimo contenuto è diventato immediatamente l'argomento del giorno. La scritta al piano terra rimossa non appena dipendenti e avvocati hanno chiesto notizie sul grado di rischio e sulla opportunità di rinviare appuntamenti e impegni


Nadia Tarantino


“Si avvisa l’utenza che il Palazzo di giustizia non è sicuro sotto vari profili e chi vi accede si assume conseguentemente tutti i rischi”: questo il contenuto di un cartello attaccato stamani alla porta di ingresso del palazzo di piazzale Falcone e Borsellino. Un altro cartello, questa volta al terzo piano, attaccato proprio all’entrata della procura: “Divieto di accesso per pericolo di crollo e effettuazione di lavori di contenimento di detto pericolo”. Cartelli chiari, chiarissimi anzi, che naturalmente non sono passati inosservati tanto da diventare immediatamente l’argomento del giorno fuori e dentro la struttura. Né firme, né timbri ma solo qualche riga per chiedere massima cautela e avvertire della responsabilità a carico di ciascuno interessato ad entrare nel palazzo per lavoro, per sbrigare una pratica, per chiedere informazioni, per assistere a un processo, per testimoniare o per qualsiasi altra incombenza. Il primo cartello, quello all’ingresso del palazzo, è stato rimosso non appena le prime persone arrivate alla porta – tra loro diversi avvocati e dipendenti – si sono allarmate e hanno chiesto spiegazioni con qualcuno che avrebbe addirittura paventato l’opportunità di chiedere rinvii degli appuntamenti programmati chiedendo di avere informazioni sull’ordine di servizio inerente il contenuto del cartello così da mettere nero su bianco la richiesta di spostare ad altra data o in altra sede il proprio impegno.


Da anni il Palazzo di giustizia non se la passa per nulla bene: problemi strutturali, infiltrazioni d’acqua, presenza di topi nei controsoffitti, bagni spesso fuori uso, arredi malandati, ascensori che sono più fermi per guasto che in movimento. Numerosi i sopralluoghi dei tecnici della Asl e dei vigili del fuoco, l’ultimo dei quali pochi giorni fa per verifiche legate alla sicurezza. Il cartello comparso stamani riportava un contenuto chiaro e anzi chiarissimo circa la situazione in cui versa l’immobile, più volte, nel corso degli anni, denunciata a tutti i livelli senza però trovare soluzione. All’esterno del palazzo ci sono lavori per la riorganizzazione degli spazi con la costruzione, conclusa dopo anni, di una terza scala di sicurezza, oltre che della postazione per il controllo con metal detector di chi accede agli uffici giudiziari. Una cantiere a singhiozzo, molto a singhiozzo, a cui, come detto, si aggiungono altri problemi che creano degrado, trascuratezza generale e scarso senso di sicurezza e tutela in un luogo che dovrebbe invece trasmettere l’opposto.

Tra le prime reazioni, da registrare quella del consigliere comunale del Pd Gabriele Alberti: “Non entro nel merito delle questioni legate ad ordini di servizio o altro ma faccio un ulteriore appello al Governo Meloni, al ministero della Giustizia, ai rappresentanti del centrodestra del nostro territorio e a chi ha competenze in materia perché siamo stanchi di vedere in questo stato il nostro tribunale. Inaccettabile non sostenere i lavoratori e le lavoratrici dello Stato non solo sul tema della carenza degli organici, che nel nostro territorio sarebbe una priorità da sempre, ma anche per quanto concerne la struttura ormai sempre più in stato di abbandono e difficoltà strutturali. La politica si faccia carico davvero dei problemi che riguardano la Giustizia. Non serve una bulimia di riforme ma la Giustizia ha bisogno di essere amministrata e finanziata per fronteggiare esigenze ordinarie e straordinarie, compreso quelle strutturali”.

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