C’è anche un olivo proveniente dai Giardini delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo tra le 150 piante tra caducifoglie e sempreverdi e più di 400 arbusti, tutti scelti dal professor Stefano Mancuso sulla base della provenienza da parti diverse del mondo, collocate nel parco adiacente alle case di edilizia residenziale pubblica di Tobbiana Allende. L’area, chiamata Bosco delle Neofite, è stata inugurata ufficialmente ieri 29 maggio. Le piante sono diffuse su una superficie di 7.500 metri quadrati pensata per creare, in un’area particolarmente soggetta a inquinamento, un polmone verde che restituisca lo spazio pubblico e il contatto con la natura alla collettività. E’ calcolato che potranno essere assorbite tre tonnellate di CO₂ all’anno e abbattute le polveri sottili dovute all’intenso traffico della zona. Le giovani piante sono state dunque in quella che era una zona poco valorizzata ma che, grazie a questo progetto, diventerà alberata ed è stata bonificata, tornando ad essere fruibile non solo dagli abitanti della zona ma da tutta la comunità. Non casuale la scelta di piantare alberi provenienti da tutto il mondo. “Prato è una città multietnica – spiega Stefano Mancuso – e questo parco vuole rappresentare proprio questo. Ci sono piante non autoctone ma che lo diventeranno nel tempo così come i migranti di oggi saranno i cittadini italiani e pratesi di domani”.
Il Bosco delle Neofite è l’esito del progetto Arte per la Riforestazione – parte di Le Città del Futuro – ideato da Mario Cristiani, presidente dell’associazione Arte Continua, commissionato al professor Stefano Mancuso e al Pnat (Project Nature), società spin-off dell’Università di Firenze, e organizzato da Associazione Arte Continua in collaborazione con il Comune di Prato. L’intervento si inserisce nel percorso di forestazione della città Prato Forest City ed è un esempio virtuoso di sinergia tra pubblico e privato.
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