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Ammanco di 100mila euro alla Croce d’Oro: verso un altro processo civile i tre ex dipendenti già condannati


La Corte d'appello ha messo in standby la sentenza del tribunale di Prato che ha respinto la richiesta dell'associazione di rientrare in possesso dei soldi sottratti dai tre che nel 2020 patteggiarono. "Motivazione carente e contraddittoria": se ne riparlerà nelle prossime settimane


Nadia Tarantino


Ancora strascichi giudiziari per l’ex direttore e per i due ex necrofori della Croce d’Oro condannati  perché accusati di essersi intascati i soldi dell’associazione. Concluso da anni il fronte penale – i tre, chiamati a rispondere a vario titolo di truffa aggravata e appropriazione indebita, patteggiarono nel 2020 pene comprese tra un anno e un anno e 10 mesi – è ancora aperto quello civile. La Croce d’Oro onlus, infatti, andò oltre il penale dando mandato all’avvocato Michele Giacco di promuovere un’azione civile con l’obiettivo di recuperare l’ammanco: circa 100mila.
Il tribunale civile di Prato, a giugno scorso, rigettò la richiesta condannando l’associazione a pagare quasi 25mila euro di spese legali (8.030 euro per ciascuno dei tre ex dipendenti), ma nei giorni scorsi la quarta sezione civile della Corte d’appello di Firenze ha sospeso la sentenza ritenendo “la motivazione totalmente carente e perfino contraddittoria”. Che succede ora? Succede che, come vuole la prassi, il giudice fisserà un’udienza utile a confermare, revocare o modificare la sospensiva. Croce d’Oro e avvocato sono ottimisti e contano di arrivare all’Appello per discutere nel merito la causa.
Una vicenda, quella degli ammanchi, denunciata nel 2018 quando emersero seri problemi di sofferenza economica e vennero a galla due prelievi dal conto corrente dell’associazione fatti dall’allora direttore falsificando le firme del presidente e del vicepresidente, e le ‘creste’ dei necrofori sui servizi funebri attraverso la richiesta di pagamenti in contanti alle famiglie dei defunti. Totale: qualche spicciolo meno di 100mila euro, una cifra che ha messo in ginocchio la Croce d’Oro costringendola a sacrifici enormi per rimettere i conti in pari.
Dura la Corte d’appello che ha sottolineato la contraddizione del giudice civile di Prato che pur avendo definito “illegittimi” i prelievi sui conti correnti e non essendo stati questi respinti dall’ex direttore, non ha recepito la richiesta dell’associazione di tornare in possesso dei soldi. Secondo il giudice pratese che si è rifatto ad una sentenza di Cassazione, “la sentenza penale di patteggiamento non ha efficacia di vincolo”. In altre parole: un conto è il penale, un conto è il civile.
Evidentemente l’appello è di altro avviso e da qui la decisione di “sospendere inaudita altera parte la provvisoria esecuzione della sentenza”; il giudice di appello, cioè, ha provveduto alla sospensiva solo sulla base della semplice richiesta dell’avvocato della Croce d’Oro senza l’intervento della controparte. In sostanza: l’associazione per ora non deve pagare i quasi 25mila euro di spese legali a favore dei tre ex dipendenti infedeli. Tra qualche settimana si saprà che piega prenderà il procedimento civile. (nt)

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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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