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Allarme mafia, il procuratore Nicola Gratteri: “Non serve una sezione della Dda a Prato”


Il magistrato era in città per incontrare gli studenti in occasione del lancio dell'iniziativa "Un Prato di libri". Ai ragazzi ha detto: "Studiate e fate volontariato"


Nadia Tarantino
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“Una procura distrettuale antimafia a Prato non è una possibilità che immagino. Se a Prato c’è la mafia, basta la dda di Firenze per fare le indagini”. Nicola Gratteri, procuratore di Napoli oggi in città per incontrare gli studenti in occasione dell’apertura della rassegna di cultura e lettura ‘Un Prato di libri’, ha liquidato con poche battute l’argomento. Grande conoscitore di criminalità organizzata ed esperto di lotta alla mafia, Gratteri è stato chiaro: “Non serve parcellizzare gli uffici perché così facendo torneremmo alle procure circondariali. Più parcellizzi gli uffici più aumenta la spesa e meno si lavora a regime”. Solo una ipotesi la sezione dda a Prato, nata dalla proposta dei parlamentari La Porta e Michelotti di FdI e, successivamente, auspicata dal procuratore Luca Tescaroli che arriva proprio dall’esperienza distrettuale a Firenze. “Sono punti di vista – il commento di Gratteri – è il bello della pluralità, della democrazia”. E ancora su Prato: “Non so se c’è la mafia qui, dovete chiederlo all’amico procuratore di Firenze. La Toscana è una regione ricca, qui le mafie vendono cocaina e con quei soldi comprano tutto ciò che è in vendita. So che la procura di Firenze è attenta, sta facendo indagini, ha fatto indagini, è una realtà sotto gli occhi di tutti”.
La mafia cinese è un realtà? “Non sono esperto di mafia cinese ma di mafie meridionali che da decenni sono radicate al nord e fanno affari, comprano latifondi, attività commerciali e imprenditoriali in genere”, la risposta. Ma può esserci una connessione tra le mafie meridionali e quella cinese? “Sì in termini di affari e di business per quanto riguarda il riciclaggio”.
Nicola Gratteri si è intrattenuto a lungo con gli studenti: tante le domande, tanti gli spunti di riflessione, tante le raccomandazioni. Il suo ultimo libro, ‘Il grifone’, scritto a quattro mani con l’amico e giornalista Antonio Nicasio, parla dell’approccio delle mafie alle nuove tecnologie, di come lo strumento tecnologico oggi serva più delle pistole: “Internet è un lago – ha spiegato il magistrato – mentre intranet e il dark web sono l’oceano nel quale navigare per combattere i traffici illeciti. Oggi con un telefonino, senza spostarsi di un metro, si comprano quintali di droga. Le mafie si sono evolute”. Gratteri, che ha firmato inchieste di spessore contro la criminalità e in particolare contro la n’drangheta, ha affrontato con i ragazzi anche il sentimento della paura: “La paura – ha detto – è il termometro che serve ad aumentare il livello di attenzione ma non si deve retrocedere dall’obiettivo. Quando ho vinto il concorso in magistratura, avrei potuto scegliere una vita più comoda, scegliere di lavorare in posti più tranquilli come, per esempio, Firenze, ma stare in Calabria significava provare a migliorare la qualità della vita dei calabresi. Oggi potrei abbandonare il mio lavoro che mi obbliga da tantissimi anni a vivere sotto scorta, potrei fare qualcosa anche di più remunerativo, ma non sono un vigliacco, non sono un codardo e resto al mio posto”.
Attenti, incuriositi, quasi rapiti dalla loquacità fresca e semplice del magistrato – saggista (una ventina i libri pubblicati e a breve il nuovo ‘Una cosa sola’ che affronta il rapporto tra mafia e politica), gli studenti non hanno risparmiato domande: “I mafiosi – ha detto Gratteri – non sono uomini d’onore e di rispetto, quella è una rappresentazione letteraria, cinematografica, commerciale. I mafiosi sono vigliacchi che uccidono a tradimento, sono parassiti che vivono sulle spalle di chi nella vita ha costruito qualcosa e a seconda di quanto è grande quel qualcosa chiedono piccole o meno piccole mazzette”. Quanti momenti difficili vive un magistrato che lavora in prima linea? “Tanti, sempre. Quando pensi di attaccare un’intera struttura di mafia, l’intero blocco e non solo una parte, vivi nel rischio, con la tensione costantemente a mille. Ma vivere da coniglio e vigliaccamente non è nel mio dna”.
Domande anche sul pensiero, sull’opinione del magistrato. Quanto alla opportunità di preferire il reinserimento sociale al carcere, Gratteri ha detto: “Prima si sconta la pena in carcere, poi si pensa a percorsi rieducativi. Dobbiamo rendere meno conveniente delinquere. Io sono per il lavoro in carcere e fuori dal carcere, sono per la comunità terapeutica per i tossicodipendenti che si sono resi responsabili di reati, sono per creare condizioni di recupero ma non sono per gli automatismi. Le carceri oggi sono solo dei contenitori: mancano gli assistenti sociali, manca la polizia penitenziaria, mancano i percorsi di rieducazione”.
Infine il consiglio ad una generazione “meno educata e più scostumata”: “Studiate e nel tempo libero fate volontariato: dalla donazione di sangue a passare qualche ora nelle strutture per anziani, c’è tanto da fare e da imparare”.

La giornata pratese di Gratteri è proseguita alle 18 nel salone consiliare di Palazzo comunale – anche qui tutti esauriti i posti per l’occasione – per un evento ad ingresso gratuito aperto a tutti, organizzato in collaborazione con Comune di Prato e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, con il patrocinio di Regione Toscana. La sindaca Ilaria Bugetti e la presidente della Fondazione CariPrato Diana Toccafondi hanno dialogato con il procuratore. (nt)

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