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Alla scuola Mazzoni la testimonianza di Angelo Corbo, agente sopravvissuto alla strage di Capaci


L’ex poliziotto della scorta di Falcone incontra gli studenti a conclusione del percorso sulla legalità: “I ragazzi sono quaderni bianchi da riempire. Abbiamo il dovere di raccontare per non dimenticare”.


Alessandra Agrati


Da oltre vent’anni Angelo Corbo, uno dei poliziotti sopravvissuti alla strage di Capaci, gira le scuole italiane per raccontare quello che accadde il 23 maggio 1992, ma anche per parlare di legalità, bullismo e giustizia. Questa mattina è stato ospite della scuola media Mazzoni , dove ha incontrato studenti e insegnanti a conclusione di un percorso dedicato ai temi della cittadinanza attiva e della memoria. “Quando è successa la strage di Capaci – ha ricordato la dirigente scolastica Teresa Bifulco – ero una ragazzina, ma conservo un ricordo vivissimo. Abbiamo il dovere di raccontare e di accendere una scintilla che possa diventare luce. La lotta alla criminalità organizzata riguarda anche le nuove generazioni, perché non devono voltarsi dall’altra parte. L’incontro con Corbo è anche un modo per riflettere su violenza e bullismo”.
La mattinata è iniziata con la visita alla mostra realizzata dagli studenti e con un concerto della banda scolastica, che ha eseguito anche l’Inno di Mameli. Poi, il momento più atteso: l’incontro con l’ex agente, che oggi dedica la sua vita alla divulgazione e alla memoria.
“Ogni volta che parlo con i ragazzi – ha detto Corbo – provo sensazioni bellissime. Sono come quaderni bianchi da riempire, che un giorno daranno frutti. Purtroppo da adulti si dimenticano certe cose, ma dobbiamo perseverare”.
Tante le domande dei giovani presenti: “Dopo quel giorno come ha trovato la forza per andare avanti?”, “Aveva paura?”, “Cosa si prova a vedere morire i propri compagni?”
Corbo ha ricordato che per anni non è riuscito a parlare di ciò che era successo a Capaci: “Avevo un blocco, poi, con l’aiuto di uno psicologo, sono riuscito a superarlo almeno in parte. Mi sono reso conto che era un dovere raccontare, ma serve la collaborazione delle scuole, serve costruire percorsi di memoria condivisa. In vent’anni sono cambiate tante cose: i genitori di questi ragazzi forse non erano nemmeno nati allora, per questo dobbiamo continuare a lavorare sulla memoria”.
Nel corso dell’incontro è stato presentato anche il libro “Strage di Capaci. Paradossi, omissioni e altre dimenticanze”.
Alla mattinata hanno partecipato anche Mario Battiato, presidente della rete Rispo, e don Marco Natali, parroco di San Bartolomeo e referente per Prato dell’associazione Libera.

Edizioni locali: Prato

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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