La 98esima edizione di Pitti Immagine Filati, che presenta le collezioni per l’estate 2026, si apre all’insegna dell’incertezza macroeconomica a partire dalla minaccia dei dazi annunciata da Trump, ma anche sui quella per sostegni alla cassa integrazione e il ruolo della moda nelle politiche governative, in particolare quelle del distretto pratese.
“Il 2025 – spiega Raffaella Pinori presidente Pinori Filati – continua sulla scia degli anni post covid caratterizzati da guerre, bollette alte, ma si aggiunge anche l’incognita dei dazi che penalizzerebbero ulteriormente il settore. Per quanto riguarda il distretto pratese l’Europa si mostra indifferente: Ctn sta cercando di lavorare sull’etichettatura e il riciclo ma ci sono forti pressioni da parte dei Paesi del nord Europa che spingono verso il poliestere. Sul fronte cassa integrazione non vediamo segnali: altri settori come l’automobile ottengono sostegni a differenza della moda. La seconda metà del 2025 potrebbe essere migliore, si vede un ritorno dei compratori americani”.
Un inizio dell’anno in sordina che potrà vedere una svolta nella seconda metà. “Lo scenario è incerto spiega Fabio Campana Ad Lanificio dell’Olivo – e i nostri clienti sono timorosi, infatti rinviano le decisioni ci auguriamo una svolta a partire da giugno. Registriamo invece una crescente richiesta di qualità: si compra meno ma il prodotto deve essere duraturo e distintivo “.
Contrazioni nella produzione si registrano anche a Industria Italiani Filati: “I brand importanti hanno ridotto i volumi – spiega il presidente Francesco Lucchesi – e noi di conseguenza, In futuro sei i dazi annunciati da Trump si attueranno sicuramente potrebbero penalizzare il sistema moda/tessile abbigliamento. Incognite anche per il fast Fashion che sicuramente deve cambiare modo di lavorare”.
Più fatalista Roberta Pecci: “Noi non abbiamo potere di intervenire sulle decisioni di Trump, quello che possiamo fare è di lavorare sempre meglio per soddisfare le esigenze dei nostri clienti e noi lo facciamo proponendo una collezione con toni pacati sete croccanti, cotone e lino impreziosito aspetto leggero il tutto nell’ottica della sostenibilità”.
Secondo le elaborazioni preliminari effettuate dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda, basate sia su variabili macro sia su Indagini Campionarie interne, il fatturato settoriale è atteso in calo mediamente del -6,2% su base annua. Tornando all’esame del bilancio settoriale, il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati) è atteso in contrazione del -6,7%.
L’export , per la filatura italiana si stima una perdita annua del -4,1%; allo stesso tempo, le importazioni dovrebbero
calare del -15,1%. Tali andamenti porterebbero il fatturato estero settoriale a quota 833 milioni di euro, mentre contestualmente l’import dovrebbe scendere a 797 milioni. L’incidenza dell’export sul fatturato totale si porterebbe quindi al 30,8%
Riproduzione vietata