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Al Santo Stefano torna la possibilità per le mamme di effettuare travaglio e parto in acqua


Molti i vantaggi per il nascituro e la donna. Iniziato anche il percorso "Bro", con la presa in carico della gestante da parte delle ostetriche: quaranta donne ne hanno già usufruito


Claudio Vannacci


Da ora in poi le donne che scelgono di far nascere i loro bambini all’ospedale Santo Stefano di Prato, per il travaglio e il parto, potranno tornare ad utilizzare anche la stanza attrezzata con la vasca. Ad anunciarlo è la dottoressa Elisa Scatena, direttore della struttura di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale: “Dopo il periodo di sospensione dovuto alla pandemia Covid – dice – finalmente si riattiva nel Blocco Parto della nostra Ostetricia la stanza del travaglio ‘naturale’ dotata di apposita vasca per il travaglio e il parto in acqua”. “Da tempo le donne al corso preparto chiedevano la possibilità di utilizzare la vasca nel nostro presidio, ed ora possiamo venire incontro a questa loro esigenza” ha aggiunto Simona Cipriani coordinatrice ostetrica del Blocco Parto.

E’ infatti ampiamente dimostrato in letteratura scientifica l’indubbia utilità di poter effettuare il travaglio, quando le condizioni ostetriche e fetali lo consentono, in un ambiente che risulti confortevole, non solo grazie alla presenza del partner (cosa che ormai avviene da svariati anni in tutti i punti nascita dell’Asl Toscana Centro) ma anche alla possibilità di poter utilizzare i benefici dell’acqua sia in fase prodromica sia con la completa immersione in vasca durante il travaglio e il parto. “Il principio fisico del galleggiamento e le proprietà dell’acqua – spiega la dottoressa Scatena – permettono alla donna una sensazione di rilassamento che può ridurre la percezione del dolore, la possibilità di assumere le più svariate e naturali posizioni tali da facilitare il corretto posizionamento e discesa della testa fetale e  ridurre il rischio di lacerazioni vaginali dovuto al minor traumatismo durante il periodo espulsivo. Molte donne che hanno in passato sperimentato il parto in acqua chiedono di poter ripetere questa esperienza nel parto successivo”.

Ovviamente esistono dei criteri da rispettare per poter accedere al travaglio/parto in acqua, e questi verranno valutati dal personale ginecologico ed ostetrico al momento dell’accesso al Blocco Parto sulla base del decorso della gravidanza , che dovrà essere fisiologico, e alle condizioni del benessere materno-fetale. Tutto avviene comunque all’interno di una struttura che lavora in regime di sicurezza dov’è prevista la presenza di due medici ginecologi, di un neonatologo, di un anestesista dedicato e di tre ostetriche.

Da giugno di quest’anno nell’ospedale di Prato, diretto dalla dottoressa Maria Teresa Mechi, è inoltre, iniziato il percorso Bro (Basso Rischio Ostetrico) dove la presa in carico della gestante da parte dell’ostetrica, avviata nei consultori a inizio gravidanza, prosegue a livello ospedaliero dal suo ingresso fino alla dimissione. Si è realizzato così un percorso in continuità che accompagna la donna e la nuova famiglia nei diversi setting assistenziali, dal consultorio all’ospedale e ritorno, permettendo una maggiore valorizzazione della naturalità della nascita e del diventare genitori, restituendo ruolo e protagonismo ai veri attori di questo evento.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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