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Al Fabbricone “Nachlass. Pièces sans personnes”, spettacolo senza attori


Il pubblico è invitato all’interno di un’installazione che si apre su 8 stanze, ciascuna raccoglie il 'patrimonio' di una persona morta che ha lasciato un messaggio in sua memoria


Alessandra Agrati


Da domani giovedì 15 a domenica 18 febbraio al Fabbricone, il teatro documentario dei Rimini Protokoll riflette sulla morte e sull’effimero, sul tempo e sull’eternità con “Nachlass. Pièces sans personnes”una esperienza partecipativa anomala e spiazzante (ogni giorno ci saranno 3 turni – alle ore 18, alle 19.30 e alle 21 – in cui potranno accedere 50 persone a volta).

Non si tratta propriamente di uno spettacolo, né di una performance: è piuttosto un sofisticato apparato di congedo, una visita guidata nei sentimenti umani di chi ha acquisito una definitiva percezione dell’imminenza della propria fine, ed è una pièces sans personnes, che non prevede l’intervento di figure in carne e ossa.

Gli ideatori del progetto, Stefan Kaegi e Dominic Huber, rispettivamente regista e scenografo, hanno infatti riunito in questi ambienti ciò che resta di otto individui di varia cultura e personalità che, per ragioni di età, di malattie o di scelte esistenziali si trovano in una fase terminale della propria vita, alle prese col lascito di pensieri, parole, considerazioni con cui immaginano di lasciare un segno grande o piccolo di sé.

Il pubblico è invitato all’interno di un’installazione che si apre su 8 stanze. Ogni stanza raccoglie il ‘patrimonio’ di una persona che, difronte all’ineluttabilità della morte, ha elaborato un messaggio da lasciare in questo luogo evocativo della propria memoria, qualcosa da condividere prima della dipartita e da lasciarsi alle spalle, tracce della vita trascorsa, trasmissioni di eredità. Ogni stanza è dunque un luogo della memoria, un’occasione perché presenti e assenti possano condividere confidenze, una soglia tra vita e morte che fornisce un resoconto sensibile di una delle uniche esperienze umane veramente indescrivibili.

Il tentativo è quello di testimoniare non sulla morte in sé, ma sul viaggio che ognuno di noi prima o poi sarà costretto a compiere, su come rendere presente l’assenza e come raccontare la storia di una storia che è già finita.

Lo spettacolo è in francese, tedesco e inglese con sopratitoli in italiano.

Intorno allo spettacolo, giovedì 15 febbraio alle ore 17, presso la caffetteria del Fabbricone, è previsto un incontro di approfondimento del ciclo  Sorsi di teatro a cura di Luisa Bosi.

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