“Se mi lasci pubblico sui social le nostre foto intime e poi mi ammazzo”. In realtà, quando la fidanzata lo ha lasciato, lui, 24enne cinese attualmente latitante, ha ridotto in fin di vita un connazionale di 29 convinto che avesse a che fare con la fuga della donna. L’uomo, difeso dall’avvocato Enrico Guarducci, comparirà davanti al giudice delle udienze preliminari del tribunale di Prato, Marco Malerba, per tentato omicidio, maltrattamenti in famiglia, revenge porn, lesioni personali, estorsione e maltrattamento di animali. Una lunga sfilza di contestazioni che ricostruirebbero la tormentata relazione con una connazionale di 26 anni con la quale ha convissuto a Massa fino a quando lei, stanca delle aggressioni, delle scenate e di vivere quasi come una prigioniera, si è rifugiata a Prato. La donna e il cinese aggredito sono assistiti dall’avvocato Massimo Mariotti.
La vicenda risale all’inizio del 2023. Il culmine è stato il tentato omicidio. Il 21 febbraio, l’imputato accoltellò alla gola quello che pensavo fosse il suo rivale in amore o la molla che aveva convinto la ragazza a lasciare Massa e ad arrivare a Prato. La vittima fu sorpresa all’interno del furgone dell’azienda per la quale lavorava, nel Macrolotto 2. A trovarlo furono dei pakistani che subito chiesero l’intervento dei soccorsi. Il cinese restò ricoverato a lungo dopo un delicatissimo intervento chirurgico e il rischio di una definitiva paralisi delle corde vocali. Le indagini della polizia misero insieme i tasselli della brutale aggressione risalendo ai motivi scatenanti. Un intreccio di fatti con al centro i maltrattamenti sulla fidanzata dell’imputato, maltrattamenti portati all’estremo fino a determinare non soltanto un ‘perdurante stato di soggezione psicologica’ ma addirittura ‘penose condizioni di vita’.
Stando alle contestazioni, il 24enne, di cui si sono perse le tracce immediatamente dopo il tentato omicidio, aveva l’abitudine di prendere per il collo la fidanzata e strattonarla, oltre che tenerla praticamente isolata sottraendole i documenti e la patente per evitare che si prendesse libertà, controllandole continuamente il telefono e minacciando il suicidio se lei se ne fosse andata. Di più: nelle accuse si parla anche di foto intime diffuse ai familiari della donna su We chat e del tentativo di estorsione ai danni del padre di lei a cui, sotto la minaccia di mandare in giro altre foto osè, erano stati chiesti ottomila euro a titolo di ristoro per il mantenimento della giovane. A farne le spese anche il cane della donna che sarebbe stato picchiato e preso a calci e qualche volta lasciato a digiuno.
L’udienza preliminare è fissata a ottobre. (nt)
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