Una via nel centro di Montemurlo intitolata a Luana D’Orazio, la mamma di 22 anni morta il 3 maggio 2021 dopo essere stata agganciata e inghiottita dall’orditoio al quale stava lavorando. A quasi quattro anni dalla tragedia, avvenuta in una fabbrica a Oste, il sindaco Simone Calamai, accogliendo la proposta presentata da una cugina della vittima, ha annunciato la decisione di dedicare una strada della nuova viabilità tra via Aldo Moro e via Livorno alla giovane operaia: “Una decisione presa con amore, non un atto amministrativo come un altro – le sue parole – vogliamo che Luana D’Orazio sia per sempre parte della nostra comunità”. Una scelta condivisa con la famiglia di Luana: “Grazie al sindaco per questo impegno nel nome di mia figlia – il commento di Emma Marrazzo – quella via sarà bellissima perché ricorderà Luana e al tempo stesso bruttissima perché ricorderà che di lavoro si muore”.
Dovrà essere la prefettura a dare il via libera all’intitolazione: “Luana è morta da meno di dieci anni – ha spiegato il sindaco – e per questo è in corso l’istruttoria al termine della quale il prefetto dirà se possiamo andare avanti con il nostro obiettivo.
Luana D’Orazio è l’emblema dei morti sul lavoro e il suo nome fu pronunciato anche dal presidente della Repubblica che auspicava, qualche giorno dopo la tragedia, la fine della scia di sangue e dolore nei luoghi di lavoro”. Una scia che non si è mai fermata. Che non si ferma. “Mia figlia, il 3 maggio 2021, giorno del mio compleanno che non esiste più, fu la 185esima morta sul lavoro ed eravamo neppure a metà anno – il ricordo della mamma – si deve fare di più, si può fare di più, si deve per forza ridurre il numero delle vittime. Non voglio che Luana sia il simbolo dei morti sul lavoro, voglio che diventi il monito e allora il sacrificio sarà servito a qualcosa”. La vita della famiglia D’Orazio sconvolta, attraversata da un dolore che non si può spiegare, squarciata da una ferita che niente potrà rimarginare: “Luana numero 185 – ancora Emma Marrazzo – ma dietro i numeri, dietro le statistiche ci sono genitori, fratelli, figli che piangono, che sopravvivono. Il figlio di Luana oggi ha 9 anni, comincia a capire cosa è successo. Noi indossiamo tutti i giorni la nostra maschera e andiamo avanti nella nostra lotta che un giorno, sono certa, sarà anche la sua in nome della mamma”.
Appello, l’ennesimo, del sindaco Calamai per la sicurezza sui luoghi di lavoro: “Partiamo da una disgrazia enorme che ci ha accomunati per ribadire l’importanza di tutelare l’integrità dei lavoratori – ha detto – la sicurezza non è un adempimento ma è coscienza, consapevolezza, dovere. Istituzioni, imprenditori, associazioni datoriali devono fare di più. Intitolare una via a Luana D’Orazio significa questo, vuol dire pretendere sicurezza”.
Emma Marrazzo, che porta la sua esperienza nelle scuole affinché i giovani coltivino il principio del lavoro sicuro, ha detto ciò che da quel 3 maggio 2021 non ha mai smesso di dire: “Basta morti sul lavoro, voglio finalmente vedere che il numero cala e quando succederà io non starò meglio di ora ma penserò che Luana non è morta invano”. E ancora: “La legge deve fare la sua parte, deve indagare e rendere giustizia a chi è morto e a chi resta ed è condannato ad una vita di dolore e lacrime. Voglio che nessun altro genitore debba provare il nostro atroce dolore”.
Luana D’Orazio è nel cuore di tanti, di tantissimi: “C’è un signore di Milano che ogni anno, a Natale – racconta Emma Marrazzo – mi fa arrivare un assegno per comprare un giocattolo a mio nipote. Può sembrare una cosa da poco, ma per me, per la mia famiglia è un gesto di grande generosità fatto nel ricordo di Luana e per dare conforto a suo figlio”.
Per la morte di Luana D’Orazio c’è ancora un processo in corso: quello con rito ordinario a carico del manutentore del macchinario accusato di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche. I due titolari, invece, hanno chiuso i conti con la giustizia in passato optando per il patteggiamento: due anni a uno e un anno e 6 mesi all’altro (pena sospesa). Il patteggiamento ha escluso da qualsiasi rivendicazione l’unica parte civile che si era costituita: la Cisl. Assenti gli altri sindacati e assente il Comune di Montemurlo: “La nostra scelta – ha spiegato il sindaco Calamai – fu basata sugli elementi che avevamo a disposizione in quel momento”. Un conto è il capitolo giudiziario, un conto è il resto e – va detto – il sindaco è sempre stato vicino alla famiglia D’Orazio promuovendo iniziative in ricordo di Luana. Ora si aspetta l’intitolazione della strada: è tutto pronto, manca solo l’ok del prefetto. (nadia tarantino)
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