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A 11 anni dalla tragedia del Teresa Moda i numeri dei controlli sono positivi ma non bisogna abbassare la guardia. Cinesi grandi assenti al convegno per l’anniversario


Durante i lavori la sindaca Ilaria Bugetti ha proposto di intitolare una strada o una piazza alle vittime di via Toscana e rilanciato la necessità di avere più ispettori del lavoro. Il procuratore Tescaroli vuole estendere anche agli stranieri la legge che tutela i collaboratori di giustizia


Nadia Tarantino


“In dieci anni siamo passati dal 20 al 63 per cento di aziende in regola ma, per quanto sia corretto parlare di progressi, si tratta di un dato fragile perché frutto della paura dei controlli e non della percezione del rischio”. Renzo Berti, direttore del Dipartimento prevenzione della Asl Toscana Centro, spiega così i risultati ottenuti dal progetto ‘Lavoro Sicuro’, messo in piedi dalla Regione Toscana all’indomani dell’incendio che, il primo dicembre 2013, uccise nel sonno sette operai della confezione Teresa Moda. “Lavoro sicuro, sfide locali nel contesto globale”: questo il titolo dell’evento organizzato dal Comune di Prato per ricordare la più grande tragedia sul lavoro vissuta a Prato. A PrismaLab, nel cuore della Chinatown pratese, si sono dati appuntamento amministratori pubblici, Asl, sindacati, associazioni di categoria ed esperti per fare il punto sul contrasto all’illegalità economica. Tra i tanti presenti, nessun cinese: un’assenza pesante ma non certo una sorpresa dopo anni in cui l’adesione è andata progressivamente diminuendo. “Un fattore negativo – il giudizio di Berti – ricordo tante assemblee affollate, ricordo una sensibilità, una partecipazione molto forte. Ora non è più così e non va bene: serve una comunicazione più efficace, una informazione più diretta”. Opposto il giudizio della sindaca di Prato, Ilaria Bugetti: “Io, in questi undici anni, di cinesi a queste iniziative non ne ho quasi mai visti. E’ importante che la Regione mantenga un canale con le rappresentanze della comunità cinese come delle altre etnie”. Ad ogni modo, si fa il bilancio di quanto e di come il progetto ‘Lavoro sicuro’, con i suoi 74 tecnici della prevenzione, tenta di affermare il rispetto delle regole e la promozione della cultura della sicurezza nelle fabbriche, lo si fa partendo dalla morte di sette operai cinesi, ma imprenditori e lavoratori stranieri, ad ascoltare e ad interessarsi di quello che è stato fatto e che ancora si farà, neppure uno. Negli anni – va detto – è andata scemando l’atmosfera commemorativa così come il richiamo forte alla tragedia. La cornice solenne del Palazzo comunale è stata sostituita da altre meno significative. Via via gli eventi sono diventati vetrina dove esporre i numeri dei controlli e nella quale raccontare l’evoluzione del piano ‘Lavoro sicuro’ che oggi è nella piena ‘fase 5’.
Dieci anni fa esplose improvvisamente – e finalmente – l’emergenza dei dormitori nei capannoni, oggi i controlli sono estesi a ogni tipo di violazione e tra tutte spicca lo sfruttamento lavorativo che, però, riguarda sempre meno operai cinesi e sempre più operai di altre etnie. Un fenomeno diffuso, anzi diffusissimo a Prato. E’ stato il procuratore, Luca Tescaroli, a suggerire un cambio di passo che potrebbe rivelarsi un grandissimo aiuto nella lotta all’illegalità nel distretto: “Sarebbe importante – le sue parole – estendere l’applicabilità delle norme su collaboratori e testimoni di giustizia ai cittadini stranieri. Sarebbe importante farlo sia sull’assistenza che sulla tutela, visto che la  norma prevede il cambio di generalità, il reinserimento sociale di chi denuncia, una effettiva integrazione insomma”. Una proposta che punta a demolire lo spesso muro di omertà che caratterizza molte delle comunità straniere inserite nel sistema produttivo pratese, non ultima la comunità cinese. Più sono i nomi e le voci che denunciano, più la lotta all’illegalità diventare forte ed efficace. Il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha immediatamente raccolto e rincarato: “Convocherò i parlamentari toscani perché portino questa proposta a Roma”.
L’anniversario della tragedia di via Toscana è stata l’occasione per ribadire che il primo dicembre 2013 fu una data di profondo dolore e che ogni primo dicembre da allora in poi è stato e sarà una data su cui investire in termini di sicurezza sui luoghi di lavoro. La sindaca Bugetti è tornata sul tema degli ispettori del lavoro: “E’ questa la mia richiesta per poter incrementare il lavoro che già fanno gli ispettori della Asl e aggredire ulteriormente il problema che emerge ora, quello dello sfruttamento”.
Quasi 20mila, per la precisione 19.924 le imprese controllate: quelle in regola sono arrivate al 63,5 per cento (nella fase 4 si è registrato una punta del 65,6 per cento). Le sanzioni, ad oggi, hanno permesso di far confluire nelle casse pubbliche oltre 27 milioni e mezzo di euro. Si continua a fare ispezioni ma rispetto al passato il quadro è cambiato e i numeri sono la fotografia del miglioramento ma, come già detto, è un dato che va preso con le molle: “Risultati non consolidati – le parole di Berti – l’esito di un adeguamento e non dell’assunzione di responsabilità”.
Infine, la proposta del Comune: intitolare una via o una piazza alla tragedia di via Toscana “che – ha detto Bugetti – deve continuare ad essere un monito per tutti”. (nadia tarantino)

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