Lo scandalo Creaf: dal flop con i 22 milioni di euro in fumo alle inchieste giudiziarie
Il Creaf doveva essere il fiore all'occhiello della ricerca applica al tessile ma dopo anni di gestazione e 22 milioni di euro investiti, si è rivelato solo un carrozzone mangiasoldi. Fino a costringere il cda ad alzare bandiera bianca. Di pari passo sono andate avanti le inchieste giudiziarie sia della Corte dei Conti sia della procura.
Ottantuno pagine per spiegare i motivi che hanno portato all'assoluzione di Lamberto Gestri e di Matteo Biffoni, accusati di bancarotta semplice nella loro qualità di presidente della Provincia (socio di maggioranza) e alla condanna degli amministratori Luca Rinfreschi e Laura Calciolari. La procura annuncia il ricorso in Appello ma la prescrizione è vicina
La sentenza è arrivata nella tarda mattinata di oggi. In otto sul banco degli imputati per rispondere di cooperazione in bancarotta colposa semplice. 8 mesi per Rinfreschi e Calciolari, 7 per i membri del cda. Assolti i sindaci revisori. Il Creaf, mai entrato in attività, fu dichiarato fallito nel 2017, dopo un percorso di 11 anni e una spesa di 22 milioni pubblici
Diciannovesima udienza dedicata alle repliche del pubblico ministero e alle controrepliche del pool di avvocati che difende gli otto imputati - politici e amministratori - chiamati a rispondere di concorso in bancarotta semplice aggravata per il fallimento del Creaf, costato 22 milioni di soldi pubblici ma mai entrato in attività
Le cause finite davanti alla Suprema Corte si riferiscono agli anni dal 2006 al 2010 e vertono intorno alle detrazioni dell'Iva godute dalla società, nel frattempo dichiarata fallita nel 2017
Ultimo round del processo sul fallimento del Centro di ricerca e alta formazione mai entrato in attività nonostante più di 22 milioni di soldi pubblici spesi in 11 anni. Le arringhe degli avvocati del presidente Rinfreschi, dell'amministratore unico Calciolari e di due membri del collegio sindacale. Tra gli imputati anche gli ex presidenti della Provincia, Gestri e Biffoni. L'accusa: concorso in bancarotta semplice aggravata
Aperta la tornata delle arringhe dopo le richieste di condanna per tutti gli imputati avanzate dal pm Lorenzo Boscagli. Le difese hanno smontato la ricostruzione dell'accusa e hanno escluso la responsabilità politica. Prossima udienza tra un paio di settimane. Sentenza prevista dopo l'estate
Il pm Lorenzo Boscagli, al termine di una requisitoria di cinque ore, ha chiesto pene che vanno dall'anno e otto mesi per Luca Rinfreschi ai 18 mesi per l'ex presidente della Provincia Lamberto Gestri e all'anno per il sindaco Matteo Biffoni. Prossima udienza a maggio: parleranno le difese
Ricostruiti gli anni cruciali della società e i tentativi messi in atto per arrivare al completamento dei lavori dell'immobile di via Galcianese. Nel 2009 manifestarono interesse per il progetto i colossi dell'informatica Hp e Microsoft. L'allungamento dei tempi di realizzazione scoraggiò i due brand. Finita nel nulla anche l'idea di fare del Creaf un polo internazionale della moda attraverso un accordo con il Governo cinese
Ricostruita la vita del Creaf dal primo all'ultimo giorno e dal primo all'ultimo euro dei 23 milioni di finanziamenti pubblici ricevuti nel tempo. Otto gli imputati per il fallimento della società dichiarato dal tribunale nel 2017 dopo il respingimento della richiesta di concordato
E' durata più di tre ore la deposizione della dirigente della Provincia di Prato Bonciolini chiamata a ricostruire la crisi della società e il rapporto connesso ai 7 milioni e mezzo di anticipazione finanziaria mai restituita all'ente.
Il commercialista Leonardo Castoldi per quattro udienze ha ricostruito tutta la vita e la morte del progetto: "Ho provato a vendere l'immobile ma se non si faceva avanti la società della Regione era impossibile trovare un acquirente".
Otto gli imputati accusati di bancarotta dal pubblico ministero Lorenzo Boscagli. Gli avvocati difensori impegnati a tracciare il confine tra eventuali responsabilità politiche e amministrative. In corso il controesame del curatore fallimentare.
Di nuovo protagonista in aula il commercialista Leonardo Castoldi che si è sottoposto al controesame dei difensori degli imputati ribadendo quanto già detto incalzato dalle domande del pm.
Stamani in tribunale la testimonianza di Leonardo Castoldi che non ha risparmiato attacchi alla gestione fallimentare: "Già nel 2011 c'era il default tecnico della società". In aula anche il sindaco Matteo Biffoni e Luca Rinfreschi, imputati con altre sei persone.
L'avvocato Nicolosi ha sollevato un'eccezione sulla stesura del capo di imputazione, il pubblico ministero Boscagli ha risposto per le rime. Eccezione respinta dal giudice che ha dato il via all'istruttoria. A fine aprile i primi testimoni
Il Comune di Prato invece è riuscito a recuperare oltre la metà del proprio credito Imu pari a circa 800mila euro. Pagati anche i debiti con un dipendente, con l'Erario e con fornitori e dipendenti
Il capogruppo di Fratelli d'Italia pronto a portare la questione Creaf in aula per sapere in che tempi e da chi l'immobile di via Galcianese sarà riempito. "Sono stati spesi 30 milioni di soldi pubblici, gli spazi sono vuoti e non valgono neanche i quasi 6 milioni sborsati da Sviluppo Toscana per l'acquisto"
Sul banco degli imputati nove tra politici e ex amministratori chiamati a rispondere del fallimento milionario. Stamani in aula era presente solo una delle imputate, assenti il sindaco Biffoni e l'ex presidente della Provincia Gestri.
Arriva davanti al giudice il fallimento del Centro di ricerca e alta formazione di via Galcianese. L'accusa: bancarotta semplice. Tra il 2005 e il 2016 spesi 22 milioni di soldi pubblici ma il progetto non è mai entrato in attività
Oggi sopralluogo nell'immobile di via Galcianese da parte del deputato. Il capogruppo di FdI in Consiglio regionale Marcheschi annuncia un esposto alla Corte dei Conti sull'acquisto dell'immobile.
I soldi verranno ora girati ai creditori (progettisti, professionisti e fornitori). L'assessore Ciuoffo: "Non è un'operazione immobiliare, presto lo riempiremo di contenuti". Resta il capitolo penale nel quale il fallimento del Creaf è sfociato.
Ora manca solo il via libera del giudice fallimentare alla proposta di concordato avanzata dalla giunta regionale per rilanciare la società pubblica di cui essa stessa è creditrice. Attraverso Sviluppo Toscana l'ente diventerà proprietario dell'immobile di via Galcianese e dell'attivo del Fallimento Creaf. Sarà ritirato anche il ricorso al Tar che la società presentò contro la revoca dei finanziamenti da parte della Regione.
Il sindaco si dice tranquillo e sicuro di dimostrare la propria correttezza e incassa la fiducia del Pd. La Vita: "Da consigliere comunale ha sempre votato il bilancio e non ha fatto nulla per fermare lo spreco di denaro pubblico". Garnier: "Felice di aver contribuito alle indagini".
La procura ha chiuso l'inchiesta sul Centro di ricerca e alta formazione mai entrato in attività nonostante 22 milioni di finanziamenti pubblici ricevuti e spesi. Citazione diretta a giudizio per i nove indagati. Biffoni compare nell'elenco in qualità di presidente della Provincia. L'accusa: bancarotta semplice
Il sindaco, indagato nel ruolo di presidente della Provincia, è stato sentito dal sostituto procuratore Boscagli. Accompagnato dai suoi avvocati, ha risposto a tutte le domande. L’accusa: cooperazione colposa in bancarotta semplice
L'inchiesta vede coinvolti i politici Matteo Biffoni e Lamberto Gestri per il ruolo di presidenti della Provincia. Accuse anche per ex membri del cda e del collegio sindacale.
Il presidente ha ribadito l'intenzione di investire ancora nel progetto al centro di un'indagine della procura per bancarotta: "Verrà utilizzata per le startup, per attività di carattere imprenditoriale, per promuovere l'imprenditoria giovanile".
Il sindaco è stato indagato in quanto presidente della Provincia per cooperazione colposa in bancarotta semplice. E' la quinta persona a finire sotto inchiesta per il crac milionario di quello che doveva essere il Centro di ricerca e alta formazione. La Procura, in sostanza, contesta l'aver ritardato la chiusura del Creaf nonostante presentasse un quadro compromesso già nel 2011. Le opposizioni: "Fallimento del Pd che ha gettato soldi pubblici".
Sentenza dei giudici contabili sull'operato degli ex amministratori ed ex sindaci revisori del Creaf: la società non può essere considerata pubblica e spetta al tribunale ordinario pronunciarsi. La procura della Corte dei Conti chiedeva il risarcimento di oltre 75mila, vale a dire l'ammontare degli stipendi incassati tra il 2012 e il 2015
Si è concluso in tarda serata, ieri, l'interrogatorio del quarto indagato dell'inchiesta sul Centro di ricerca e alta formazione costato 22 milioni di soldi pubblici ma mai entrato in attività. L'avvocato di Lamberto Gestri: "Chiariti tutti gli aspetti contestati, per ogni risposta siamo in grado di fornire riscontri documentali"
Si allunga l'elenco dei nomi iscritti sul registro delle notizie di reato dalla procura nell'ambito dell'inchiesta sul Centro di ricerca e alta formazione di via Galcianese, costato 22 milioni di soldi pubblici ma mai entrato in attività. Gestri è stato l'ultimo presidente della Provincia, ente socio di maggioranza del Creaf
Il capogruppo del Movimento Gabriele Bianchi contesta la decisione: "Stanziamo nuovi soldi e rinunciamo a un credito di 11 milioni. Forse per evitare che la Ue ci richieda il finanziamento?".
L'opposizione unita per convocare una seduta sul Centro di ricerca e alta formazione dichiarato fallito e sul quale c'è un'inchiesta avviata dopo la denuncia dell'indipendente Garnier che dice: "Non sono stata coinvolta, fatto gravissimo". Poi la ricomposizione: "Ho chiamato la collega per dirle che presenteremo una nuova richiesta e gliela faremo firmare" le parole del capogruppo di FI
La vicenda del Centro di ricerca e alta formazione è approdata in Consiglio regionale. L'assessore alle Attività produttive ha spiegato i motivi per i quali l'ente è intenzionato a trasformare una parte del proprio credito in proprietà immobiliare. Dure le critiche dei 5 Stelle: "Con noi tutto questo non sarebbe mai successo"
Interrogazione di Forza Italia in Consiglio regionale per sapere che intenzioni ha la Regione e se condivide l'idea del sindaco Biffoni di riattivare il progetto Creaf nonostante il fallimento milionario. Critiche del consigliere indipendente Garnier: "Si rasenta il paradosso: il sindaco si dispiace per i soldi pubblici spesi ma poi dice che vorrebbe far ripartire il progetto. Con quali soldi, ancora con quelli dei cittadini pratesi"?
Il giudice della sezione fallimentare ha messo nero su bianco la ripartizione della liquidazione: la Regione avanza oltre 10 milioni, la Provincia quasi 6. Il sindaco vuol provare a rilanciare il progetto ma Forza Italia boccia l'idea.
Oggi pomeriggio sentito dal pm Lorenzo Boscagli l'ex direttore generale della Provincia Francesco Delfino, chiamato a ricostruire i vari passaggi amministrativi e contabili che hanno portato a spendere 22 milioni di soldi pubblici.
Davanti al sostituto procuratore Lorenzo Boscagli stanno sfilando i testimoni nell'inchiesta che al momento vede indagati i tre amministratori che si sono succeduti alla guida del Cda.
La commissione consiliare Controllo e garanzia punta dritto al "parterre economico" che, secondo il Pd, condivideva l'idea di realizzare il progetto. "Declinare - ha commentato il presidente Silli - significherebbe non voler collaborare per il bene della città". Il Creaf è stato dichiarato fallito dal tribunale nei giorni scorsi. L'attività non è mai partita a fronte di una spesa, in 11 anni, di 22 milioni di finanziamenti pubblici
Il Centro di ricerca e alta formazione di via Galcianese sepolto dai debiti. Il prossimo 11 maggio la prima udienza davanti al giudice Raffaella Brogi. Il curatore fallimentare è Leonardo Castoldi
"Perché Biffoni non ha coinvolto Anac e Corte dei Conti? E' stato incaricato un avvocato per valutare la possibilità di promuovere un'azione di responsabilità? Si sta facendo tutto il possibile per individuare i singoli responsabili dell'eventuale danno erariale"? Interrogazione urgente sul Centro di ricerca e alta formazione costato 22 milioni ma mai inaugurato
La commissione Controllo e garanzia decisa a fare piena luce sul Centro di ricerca e alta formazione costato 22 milioni di euro e oggi in attesa di sapere se il progetto mai partito finirà con il concordato o con il fallimento. Il sindaco Biffoni: "Danno per la città grosso come una casa". Il presidente Silli: "Le responsabilità politiche non si prescrivono"
I giudici del tribunale amministrativo hanno rigettato la richiesta del Creaf di bloccare l'iter di revocabilità dei contributi erogati dalla Regione. La decisione mette a repentaglio la stabilità del concordato liquidatorio all'esame del tribunale di Prato
La Provincia e i Comuni hanno dato mandato all'ufficio legale di valutare gli estremi per un'eventuale azione di responsabilità nei confronti di tutte o di qualcuna delle gestioni. Intanto il 15 febbraio il Tar deciderà se dar corso oppure no alla richiesta della Regione Toscana di avere indietro i milioni di finanziamento concessi al Creaf.
Ondata di commenti dopo l'ultimo sviluppo dell'inchiesta della procura che ipotizza la bancarotta. Si sprecano le considerazioni sul Centro di ricerca e alta formazione di via Galcianese mai entrato in attività
Oltre a Calciolari, sono indagati per bancarotta societaria gli ex presidenti Luca Rinfreschi e Daniele Panerati. Perquisizioni in Provincia, dove è stato sequestrato un documento, e alla Viscotex, l'azienda che ha venduto l'immobile al Creaf. Guardia di finanza anche a casa degli indagati
I giudici amministrativi hanno deciso di sospendere i provvedimenti della Regione che rivoleva indietro i soldi del finanziamento. Intanto il percorso giudiziario pesa sulle casse del Creaf già per circa trecentomila euro.
La società ha presentato al tribunale il piano per il concordato. Prevista la vendita dell'unico bene: l'immobile di via Galcianese. Il giudice deciderà entro un mese se ammettere la proposta del Creaf o dichiarare il fallimento come già chiesto dalla procura. Intanto la Regione insiste sulla restituzione di 11 milioni
Stanno per finire i 120 giorni dati dal tribunale per presentare il piano di risanamento. Il giudice deciderà poi se ammettere la società al concordato. La procura ha già chiesto il fallimento, mentre la Regione insiste a chiedere la restituzione di 11 milioni, richiesta che mette a rischio il futuro della società
Nuova tegola per il Centro di ricerca e alta formazione. La Regione ha chiesto la revoca di tre tranche di finanziamenti per un ammontare di 11 milioni perché il progetto non è mai partito. Un'azione che potrebbe indebolire la richiesta di concordato presentata dalla società su cui già pende la richiesta di fallimento della procura. Novità anche sull'immobile: valore sceso sotto i 10 milioni
Il sostituto Boscagli ha chiesto il fallimento del Centro di ricerca e alta formazione ma la società pare intenzionata a proseguire sulla strada del concordato. Nel mirino il valore dell'edificio di via Galcianese: 20 milioni secondo l'ultimo bilancio del Creaf, meno della metà secondo la stima della procura
L'inchiesta sul Centro di ricerca e alta formazione alla prima svolta con l'avviso di garanzia inviato all'ultimo amministratore unico. Nel mirino della procura il valore assegnato in bilancio all'immobile di via Galcianese: 20 milioni. Stamani ispezione della guardia di finanza
La Corte dei Conti ha chiesto al sostituto Boscagli di poter acquisire atti dell'inchiesta che ipotizza il reato di malversazione e bancarotta aperta nei mesi scorsi per far luce sull'impiego dei 22 milioni di finanziamenti pubblici ottenuti dal Centro di ricerca e alta formazione di via Galcianese
Il consulente incaricato dalla procura di mettere in ordine le carte sequestrate avrebbe ravvisato gli estremi della bancarotta. La procura approfondirà la questione. Ad oggi nessun indagato nell'inchiesta che ipotizza il reato di malversazione. Intanto il tribunale ha detto sì all'elaborazione di una proposta dopo la richiesta di "concordato in bianco" presentata dalla società. Dal 2005 il Creaf è costato 22 milioni di soldi pubblici ma l'attività non è mai partita
Sulla richiesta di concordato preventivo dovrà esprimersi la Procura che ha aperto un'inchiesta per malversazione. La Corte dei Conti potrebbe contestare il danno erariale e battere cassa con gli amministratori della società e della Provincia, suo principale sovvenzionatore
La richiesta di concordato preventivo ha certificato una realtà che era già chiara da anni. Ma nonostante questo si è perseverato nel gettare denaro in un progetto senza futuro.
La decisione è stata presa venerdì durante l'assemblea dei soci per l'approvazione del bilancio. I soci, i Comuni del pratese e la Provincia, hanno rifiutato la richiesta di versare ulteriori contributi alla società nata nel 2005 ma mai decollata. Da qui la decisione di bussare alla porta del Tribunale
Continua a passo spedito l'indagine della procura sul Centro di ricerca e alta formazione mai aperto nell'immobile di via Galcianese costato fino a oggi 22 milioni di soldi pubblici. L'ipotesi di reato è malversazione. Nicolosi: "Vogliamo capire cosa è successo e perché"
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