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Violenze e abusi su due fratelli, indagati nove religiosi di una comunità con sede a Prato


Inchiesta shock di Procura e Squadra Mobile: nel mirino "I Discepoli dell’Annunciazione" recentemente sciolti dal Vaticano. Accusato anche il fondatore don Giglio Gilioli. Le vittime si sono rivolte anche alla Diocesi che ha aperto un processo canonico


Redazione


E' una brutta storia di violenze e abusi su due fratelli, minorenni all'epoca dei fatti, quella su cui sta indagando la Procura di Prato. Una storia molto delicata perché, come si legge sull'edizione di oggi de La Nazione, al centro c'è un'istituzione religiosa, recentemente sciolta dal Vaticano.
Le violenze sessuali sui due fratelli si sarebbero consumate  fra le mura dell’ex comunità religiosa "I Discepoli dell’Annunciazione" in un periodo di tempo che va dal 2008 al 2016. In particolare nella sede di Prato di via Bologna e in quella di Calomini in provincia di Lucca.
La procura ha iscritto nel registro degli indagati nove persone, tutte appartenenti alla comunità religiosa, preti e  religiosi. Tra loro anche il fondatore  don Giglio Gilioli, 73 anni, sacerdote veronese trasferitosi a Prato da oltre dieci anni proprio per aprire la comunità oggi chiusa (LEGGI).
La Procura, che ha già acquisito le testimonianze dei due fratelli, ha disposto una serie di perquisizioni a carico degli indagati  e in tutte le sedi che hanno ospitato la comunità (quella di Prato era in via Bologna, vedi foto sotto). Perquisizioni effettuate dalla Squadra Mobile che ha raccolto molto materiale, adesso al vaglio degli inquirenti. Non è escluso che possano uscire nuovi sviluppi. Il sospetto è che possano esserci altre vittime tra i ragazzi affidati alla comunità religiosa. 
Per tutti l'accusa è violenza sessuale di gruppo su minori perché in almeno un caso uno dei fratelli, all'epoca non ancora quattordicenne, sarebbe stato abusato da tutti gli indagati.

Dei nove indagati, due sono stati accolti nella Diocesi di Prato dopo essere fuoriusciti da quella comunità. Sono entrambi preti di origine straniera. Uno di loro è nel suo Paese d'origine dove è tornato per le vacanze natalizie. L'altro, stamani, è stato allontanato dal vescovo Nerbini e ora si trova fuori Prato. C'è poi il prete pratese rimasto sempre fedele a don Giglio Gilioli con cui si trova tuttora, insieme a un altro prelato veneto e a due religiosi, in una località dell'alta Toscana. Hanno chiesto il permesso al vescovo Nerbini, che lo ha concesso, di potere stare insieme in quel luogo.
Gli ultimi due indagati sono da tempo fuoriusciti dalla comunità e vivono fuori regione. 
Parlando con la stampa, il procuratore Giuseppe Nicolosi ha invitato tutti alla prudenza: "Siamo nella fase iniziale delle indagini che si basano solo un dispositivo dichiarativo, non abbiamo certezze e stiamo cercando di approfondire". 
L'inchiesta, affidata ai sostituti Laura Canovai e Valentina Cosci, è partita d'ufficio lo scorso dicembre dalla relazione inviata dai servizi sociali del Comune di Prato che seguono la famiglia dei ragazzi, a loro volta assistiti anche da uno psicologo. Il più grande, ha poi aggiunto la sua querela.
Utile anche la documentazione fornita a dicembre dal vescovo Nerbini su propria iniziativa senza sapere che la Procura stava già indagando sulla vicenda. Informazioni queste, raccolte nell'ambito del processo amministrativo penale canonico tuttora in corso disposto a settembre dalla Congregazione per la dottrina della fede dopo che il fratello più grande, lo scorso giugno, ha raccontato quanto avrebbe subito al predecessore di Nerbini, Franco Agostinelli. Per questo il procuratore Nicolosi ha incontrato anche Agostinelli.

E' grazie all'iniziativa di monsignor Nerbini quindi, che i due procedimenti, quello della Procura e quello canonino, si sono incrociati.
Proprio oggi il vescovo di Prato Giovanni Nerbini esprime piena fiducia nella magistratura, offrendo agli inquirenti la fattiva collaborazione della Diocesi. Le ipotesi di reato, del resto, sono gravissime e addolorano l’intera comunità diocesana pratese. "Non nascondo il mio dolore e la mia viva preoccupazione e vorrei sperare che gli addebiti mossi non risultino veri, ma voglio chiaramente dire – afferma monsignor Nerbini – che il primo interesse che la Chiesa di Prato ha è quello della ricerca della verità. Per questo auspico che la magistratura, nell’interesse di tutti, possa portare quanto prima a termine le indagini".
Altra cosa da chiarire. La soppressione dei "Discepoli dell'annunciazione" da parte del Vaticano, è indipendente dalla vicenda dei presunti abusi. E' invece basata su gravi mancanze riguardanti il carisma e lo svolgimento della vita religiosa all'interno della comunità. Il provvedimento in particolare è stato assunto dalla Congregazione vaticana per la vita religiosa dopo due visite ispettive, una della Diocesi pratese è una disposta dalla Santa sede.
 
Edizioni locali: Prato
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