Turbativa d'asta per le case all'incanto: arrestato ex avvocato. Indagati altri 12 tra professionisti e proprietari
Inchiesta della procura di Prato su quattro procedure di esecuzione immobiliare. Sospetti sui lodi arbitrali tra contendenti che trovavano l'accordo attraverso l'usucapione, atto che da solo basta a evitare la vendita all'asta. Guardia di finanza e carabinieri al lavoro dopo la denuncia di un avvocato
Le case finite all'asta tornavano nella disponibilità del proprietario attraverso un lodo arbitrale farlocco che, facendo leva sull'usucapione, impediva alla procedura esecutiva di arrivare al traguardo. Un sistema che, tra il 2016 e il 2018, avrebbe consentito il salvataggio di almeno quattro immobili destinati alla vendita all'asta per soddisfare le richieste dei creditori e che ha messo nei guai tredici persone, tutte indagate dalla procura di Prato per turbativa d'asta. Un ex avvocato, Andrea Mucci, residente a Montecatini, radiato e cancellato dall'albo degli avvocati pratesi dopo essere stato condannato in via definitiva per bancarotta e appropriazione indebita, è agli arresti domiciliari e deve rispondere anche di esercizio abusivo della professione. Per una sua collega, anche lei di Prato, ritenuta dagli investigatori figura centrale del sistema, il giudice per le indagini preliminari non ha accolto la richiesta di misura cautelare avanzata dal sostituto procuratore Laura Canovai. Indagata anche una avvocato del foro di Pisa, gli arbitri che hanno firmato i lodi, i proprietari degli immobili sottoposti a procedura esecutiva e altre persone che si sarebbero prestate ad inscenare controversie poi ricomposte con il lodo arbitrale il cui scopo era sottrarre le proprietà al destino già scritto della vendita all'asta.
L'inchiesta, affidata a guardia di finanza e carabinieri, è partita lo scorso anno dopo la denuncia presentata da un avvocato delegato dal giudice alla vendita di due case. A insospettire il professionista un lodo arbitrale che metteva improvvisamente d'accordo due contendenti con il riconoscimento dell'usucapione, vale a dire il riconoscimento del possesso del bene diventato, in forza degli anni, una proprietà di diritto. Un titolo, l'usucapione, sufficiente da solo a bloccare la vendita all'asta in quanto considerato un atto di acquisto.
La procura contesta quattro casi: quello che riguarda l'immobile di una società riconducibile alla famiglia dell'avvocato arrestato, e quelli relativi a clienti della professionista scampata all'arresto. Nel meccanismo ideato dall'avvocato Mucci secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sono entrate le colleghe di Prato e di Pisa – la prima con un ruolo di spicco – mentre gli arbitri ,stando a quanto accertato dalla procura, erano vecchi clienti di Mucci. Un meccanismo regolare ma solo apparentemente, secondo l'inchiesta, messo in atto una prima volta e poi replicato perché ritenuto efficace e sicuro per salvare le case dalle azioni di recupero credito.
Le intercettazioni telefoniche prima e le perquisizioni negli studi e nelle abitazioni degli indagati poi (gli investigatori hanno fatto tappa anche a Milano dove era in corso una delle procedure esecutive finite nell'inchiesta) hanno consentito alla procura di chiudere il cerchio attorno ai pesanti sospetti già avanzati, oltre che dal professionista che ha denunciato, anche da un aggiudicatario e dalla sezione esecuzione del tribunale di Prato che impugnò un lodo arbitrale davanti alla Corte d'Appello che confermò che quello era un atto fraudolento costruito per danneggiare i creditori.