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Si chiamano Gucci ma non possono usare il nome per il loro ristorante: “Diffidati dalla casa di moda”


L'incredibile vicenda di una famiglia di ristoratori pratesi che hanno aperto un locale in centro e ora sono costretti a cambiare la denominazione


Redazione


Non sempre avere un cognome importante è sinonimo di privilegi e di ammirazione. Una famiglia di ristoratori pratesi sta pagando cara la sua omonimia. Si chiama Gucci, proprio come il colosso della moda, marchio indiscusso di lusso ed eleganza. Nessuna parentela o rapporto li lega ma ciascuno dovrebbe avere lo stesso diritto e lo stesso orgoglio di utilizzare il suo cognome, soprattutto se applicato a mondi commerciali diversi. Non è così, soprattutto quando il peso e la forza economica dei due contendenti sono diametralmente opposti. Vincere il braccio di ferro sarebbe stato doloroso e costoso.
La casa di moda ha intimato a Martina e a Laura Gucci e ai loro genitori Fabio e Barbara Gucci, di cambiare il nome del ristorante aperto nel giugno del 2016 in via dell'Accademia nel centro di Prato. Si chiama GucciDoc RistoBistrò, regolarmente registrato. Dopo quasi 12 mesi di lettere di avvocati e di pareri legali, Davide ha deciso di far vincere Golia a tavolino, senza salire sul ring.
I tempi e i costi della giustizia italiana, spesso, inducono a rinunciare alla difesa dei propri diritti, soprattutto se non si hanno le spalle coperte. "Non ce la siamo sentiti di andare in causa pur sapendo di aver ragione. – racconta Martina Gucci, 27 anni – Prima di avere una sentenza definitiva sarebbero passati 15 anni. Con costi pesanti, almeno per noi. Diverso è per il gruppo Gucci che ha un proprio ufficio legale e giro d'affari esponenzialmente diverso dal nostro". 
E così tra pochi giorni il nome del ristorante cambierà: "cadranno le lettere "u" e la doppia "c", sostituite da tre puntini. Diventerà quindi, "G…idoc Ristobistrot", quasi a ricordare l'ingiustizia subita. "In cambio la casa di moda pagherà tutte le spese, circa 2.500 euro, per cambiare insegna, vetrofania, menu, biglietti da visita, notaio. Naturalmente dopo aver avuto la prova fotografica della rinuncia al cognome. Se avessimo saputo a cosa andavamo incontro avremmo pensato ad altro. Al momento della scelta ci era venuto un dubbio sull'utilizzabilità del nostro cognome, ma dato che non si tratta né di vestiti, né di accessori moda, abbiamo pensato che non ci fossero problemi e abbiamo proceduto con la registrazione. Tra l'altro mio nonno ha un'orditura che si chiama Gucci qui a Prato e mai nessuno gli ha contestato niente. Guccidoc è il nome del gruppo di Whatsapp che usiamo in famiglia per comunicare fra di noi. Io e mia sorella siamo partite da lì e ci abbiamo aggiunto la parola ristobistrot. E' probabile che i legali di Gucci si siano accorti della nostra presenza dai motori di ricerca di internet o da Tripadvisor. Faccio notare che il ristorante non è a Milano o a Firenze dove avrebbe anche potuto generare qualche dubbio, ma nella periferica Prato. Mi è sembrato tutto troppo eccessivo, ma non vogliamo problemi". In realtà la casa di moda ha un caffè ristorante in piazza Signoria a Firenze, accanto al museo, ma nessuno avrebbe pensato che si sarebbe sentita minacciata dall'attività dei piccoli "Gucci doc" pratesi.

E così la famiglia "Gucci doc" cerca di prenderla con filosofia e buttando giù il rospo torna alla normalità. Con pranzi e cene, menu toscano che cambia ogni mese, pasta e dolci fatti in casa. Una vera e propria attività familiare messa in pede per risolvere ambizioni e problemi nati recentemente tra i suoi componenti. Fabio, padre di Martina e Laura, nel 2015 ha perso il suo lavoro da operaio tessile. Laura, 23 anni, dopo il diploma all'alberghiera, ha lavorato come chef in tanti ristoranti; la mamma Barbara che si è sempre data da fare come aiuto cuoca e Martina abituata a stare al pubblico. I quattro hanno unito le forze e hanno deciso di iniziare questa nuova avventura al pian terreno della casa natale dell'artista Leonetto Tintori in via dell'Accademia. "Siamo contenti di come stanno andando le cose. – afferma Martina – Peccato per questa storia. Fa rabbia. Una cosa è certa, tutti i miei figli si chiameranno Gucci, a dispetto".
E.B.
 
Edizioni locali: Prato
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