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Sfruttamento lavoro e spaccio eroina: il Riesame conferma il carcere per tutti gli arrestati nelle due inchieste


Respinte le richieste di scarcerazione o attenuazione della misura cautelare presentata dai difensori dei sedici indagati arrestati all'inizio di ottobre nell'ambito delle due distinte inchieste a cui hanno lavorato carabinieri, guardia di finanza e polizia coordinati dai sostituti Gestri, Nitti, Canovai e Petrocchi


Redazione


Tutti in carcere. Restano dietro le sbarre sia i cinesi arrestati dai carabinieri per sfruttamento della manodopera che gli africani arrestati dalla polizia per spaccio di stupefacenti. Le sedici ordinanze di custodia cautelare in carcere – tre dell'inchiesta sullo sfruttamento di lavoratori in stato di bisogno e tredici dell'inchiesta sul giro di eroina e marijuana cedute a flusso continuo – sono state confermate dal tribunale del Riesame che ha respinto le richieste di scarcerazione o attenuazione della misura presentate dagli avvocati difensori.
Le due maxinchieste della procura di Prato – quella sullo sfruttamento del lavoro coordinata dai sostituti Lorenzo Gestri e Vincenzo Nitti, e quella sui pusher coordinata dai sostituti Laura Canovai e Massimo Petrocchi – hanno dunque superato la prova del Riesame che ha ritenuto legittime e corrette le richieste e le applicazioni dei provvedimenti cautelari.
La notizia del rifiuto di scarcerare gli indagati è arrivata nella mattina di oggi, lunedì 26 ottobre. Soddisfazione è stata espressa dal procuratore Giuseppe Nicolosi. Una soddisfazione che ricalca quella di pochi giorni fa quando il tribunale ha confermato il sequestro preventivo dei beni congelati a She Jinquan, arrestato il 6 ottobre assieme al figlio, alla moglie, ad un parente e al prestanome delle sue aziende con l'accusa – estesa a tutti – di aver sfruttato la manodopera di decine di operai e aver favorito l'immigrazione clandestina. Secondo gli accertamenti compiuti dalla guardia di finanza, la girandola di confezioni costruita negli anni dall'imprenditore, esponente di una delle associazioni dei cinesi di Prato, avrebbe realizzato un'evasione fiscale che, se la tesi accusatoria troverà conferma in un processo, verrebbe recuperata con la villetta, i soldi, i veicoli e le attrezzature da lavoro a cui sono stati posti i sigilli.
Per quanto riguarda l'inchiesta sul considerevole spaccio di droga bloccato dalla polizia attraverso la scappatoia degli arresti e dei sequestri differiti (scappatoia necessaria a superare la contestazione dello spaccio lieve che non prevede misure custodiali per approdare invece a quella dello spaccio grave), il canale di smercio gestito dall'esercito di pusher nigeriani, gambiani e ghanesi, resta bloccato. Canale bloccato grazie anche all'intervento della Direzione anticrimine del Servizio centrale operativo della polizia che, tramite l'invio a Prato di uomini che si sono finti tossicodipendenti e hanno documentato l'acquisto di dosi a ripetizione dagli stessi spacciatori, ha fatto emergere un sistema di spaccio ampio e strutturato ben diverso da quello apparente di spaccio occasionale e di modesta quantità.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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