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Sacerdote arrestato, le chat Whatsapp con i fedeli per chiedere soldi dopo la chiusura dei conti della parrocchia


Don Francesco Spagnesi stava svuotando le casse della chiesa per comprare la droga da usare nei festini, la Diocesi gli ha tolto le firme ma non ha rimosso il parroco che ha continuato a ricevere donazioni per migliaia di euro con la scusa di aiutare i poveri


Redazione


Sono almeno 50mila (ma potrebbero arrivare anche al doppio) gli euro spariti dalle casse della parrocchia dell'Annunciazione alla Castellina, amministrata fino all'inizio di settembre da don Francesco Spagnesi, il sacerdote 40enne arrestato ieri con l'accusa di aver spacciato cocaina e Gbl durante i festini a luce rossa che organizzava con Alessio Regina, l'uomo al quale era legato sentimentalmente, anche lui finito agli arresti domiciliari. Ma ci sarebbero altre migliaia di euro che il sacerdote si è fatto consegnare dai parrocchiani al di fuori dei canali ufficiali, in particolare dopo la scelta del vescovo di togliergli la firma sui conti correnti della parrocchia. Decisione presa, come specificato ieri dalla Diocesi, quando ad aprile era stato chiaro che il parroco aveva problemi di tossicodipendenza e dopo che da tempo i contabili della Diocesi avevano evidenziato i prelievi quasi giornalieri ad un ritmo che avrebbe portato entro la fine dell'anno ad azzerare completamente il conto corrente.
Proprio da allora, chiusi i rubinetti per così dire "ufficiali", don Francesco avrebbe iniziato un'attività di continue pressioni e richieste sui suoi parrocchiani, anche attraverso chat Whatsapp create proprio per questo scopo. Le richieste erano motivate dagli aiuti da dare a famiglie in difficoltà, la stessa scusa usata con i vertici della Diocesi per spiegare gli ammanchi sui conti della parrocchia. E non pochi, in piena buona fede, hanno finito per credere alle parole del prete: c'è chi gli ha consegnato in un colpo solo 1.500 euro, chi di fronte alla lacrime di don Francesco, a suo dire distrutto dal pensiero di non poter aiutare queste povere famiglie, ha svuotato il portafogli, consegnando al sacerdote tutto quello che aveva in quel momento. Migliaia di euro che, secondo le accuse, invece che alle famiglie povere sarebbero finiti nelle mani degli spacciatori dai quali don Spagnesi e Alessio Regina acquistavano gli stupefacenti da usare per gli incontri a base di sesso e droga nella casa di Figline di Regina.
Appare quindi davvero difficile spiegare la scelta della Diocesi di non fermare già ad aprile il sacerdote, togliendolo dalla parrocchia e mettendo in guardia i fedeli dal rischio di consegnargli denaro contante. Con il risultato che adesso alla Castellina allo stupore delle prime ore per la notizia dell'arresto del parroco, sta subentrando la rabbia di chi si è visto raggirare in questo modo. In tanti, tra i parrocchiani che hanno fatto donazioni, si stanno rivolgendo agli avvocati, anche se appare non semplice procedere, vista l'assenza di qualsiasi documentazione sulle offerte. E che il clima nei confronti del sacerdote non sia dei migliori, lo conferma anche la richiesta fatta dai suoi legali Federico Febbo e Costanza Malerba, di spostarlo dai domiciliari nella canonica a quelli in un'altra residenza.
Intanto è emerso che quando i poliziotti della Squadra Mobile a fine agosto fermarono Regina con la droga fatta venire dall'Olanda, l'uomo era nell'auto di don Spagnesi e il sacerdote era con lui. In quel caso gli arresti scattarono solo per Regina, mentre don Francesco venne indagato inizialmente a piede libero in attesa di accertare meglio il suo ruolo. E non a caso solo dopo questo fatto il sacerdote è stato rimosso dall'incarico di parroco alla Castellina, ufficialmente per "un anno sabbatico per motivi di salute", come suggerito dallo stesso vescovo in una telefonata, finita agli atti dell'inchiesta, dove diceva a don Spagnesi di accampare generici motivi di salute in quanto è necessario “custodire” anziché “mettere in piazza tutto”.
Tra gli indagati risulta anche don Paolo, vice di don Spagnesi, che martedì è stato ascoltato a lungo dagli inquirenti ai quali avrebbe spiegato di non aver mai avuto nessun ruolo nella gestione dei conti della parrocchia. Il sacerdote, anche lui difeso dagli avvocati Febbo e Malerba, avrebbe ammesso però di sapere da tempo che il parroco aveva problemi di tossicodipendenza e che spesso dormiva fuori dalla parrocchia a casa di Regina. Evidentemente, però, anche questo non è bastato per prendere i provvedimenti nei confronti di don Spagnesi.
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
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