02.03.2023 h 00:07 commenti

Rsa, salasso sulle famiglie: i gestori chiedono 5,5 euro in più al giorno. Cgil sul piede di guerra

L'aumento scatterà dal 1° aprile e sarà indiscriminato: per le famiglie un aggravio di spesa di duemila euro l'anno. Una decisione presa in aperto contrasto con la Regione che ha ritoccato solo di qualche centesimo la quota sanitaria
Rsa, salasso sulle famiglie: i gestori chiedono 5,5 euro in più al giorno. Cgil sul piede di guerra
Un aumento di cinque euro e cinquanta centesimi al giorno a ospite per far fronte all’aumento dei costi, energetici ma non solo. E’ l’ulteriore esborso a cui dal 1° aprile saranno chiamate a far fronte le famiglie che hanno un proprio caro in una residenza sanitaria assistita di Prato. Sono 18 in tutto il territorio provinciale e pare che tutte o quasi stiano facendo questa scelta. Nel caso significherebbe frugare in tasca a quasi 600 famiglie.
L’aumento giornaliero, infatti, farà spendere ulteriori 160 euro al mese e duemila euro all’anno in un momento economico e sociale complicatissimo. Chi gestisce queste strutture non sente ragioni, soprattutto di fronte al rifiuto della Regione di ritoccare le quote sanitarie oltre i 64 centesimi al giorno a ospite. Le email che le famiglie stanno ricevendo in questi giorni parlano chiaro: “Tale aumento - si legge nella nota spedita dalla struttura Camozzi - si è reso necessario visto che a fronte di un’inflazione reale pari al 15% circa, nessuno intervento a sostegno delle rsa, se non spiccioli, è arrivato dagli enti pubblici nazionali, regionali e locali. Tutto ciò dopo che per due anni abbiamo subito le traversie che conoscete relative all’epidemia Covid”. Che sia un modo per forzare la mano a Regione e società della salute o la necessità reale e impellente di coprire i costi lievitati, il primo aprile è vicinissimo.
Andiamo con ordine per capire cosa sta accadendo. Le rette si compongono di una quota sanitaria e di una sociale. La prima, pari a 53,5 euro al giorno e afferente alla non autosufficienza dell’ospite, è coperta dalla Regione. La seconda invece, è a carico del Comune che in base all’Isee della famiglia copre fino a un massimo di 53,5 euro al giorno per i vecchi inserimenti e 57 per quelli nuovi (rinnovo degli accordi siglato nel 2022). La parte eccedente tale copertura, che come detto varia in base all’Isee, è a carico della famiglia. Ed è su questa parte che i gestori delle rsa applicheranno un aumento di 5,5 euro al giorno. Un aumento uguale per tutti, ricchi e poveri, e dunque ingiusto, come sottolinea la Camera del Lavoro di Prato, lo Spi Cgil e la Funzione pubblica di Prato e Pistoia che per prima mesi fa aveva suonato il campanello d’allarme: “Ricadrà in maniera netta sugli utenti del servizio, ovvero sugli anziani non autosufficienti, per un complessivo di spesa pro-capite di oltre 150 euro al mese, pari a un quarto della la pensione minima che ammonta a 563,74 euro mensili. - spiega Luciano Lacaria, segretario generale dello Spirito Cgil - L’aumento per l'anziano inserito in Rsa e percettore di pensione minima assorbirà 4 mensilità di pensione su base annuale.” La Fp Cgil di Pistoia e Prato, con il segretario Sandro Malucchi descrive, invece, una situazione preoccupante per ospiti e lavoratori del sistema Rsa pratese. “Rimanendo intesa la libera scelta da parte dell'anziano sulla struttura in cui essere inserito l’aumento del costo della retta pratese potrebbe determinare l'emigrazione da parte di tanti anziani in altre rsa di provincie limitrofe dove tale aumento non è ad oggi previsto.” L’effetto sul personale per il sindacalista è valutato come potenzialmente deflagrante. “In termini esemplificativi portiamo in evidenza la situazione della confinante provincia pistoiese dove il tasso di occupazione dei posti letto nelle 14 rsa presenti non ricopre i 630 posti letto. L'emigrazione di 190 anziani pratesi nelle Rsa pistoiesi – dato non impossibile alla luce del tasso di occupazione dei posti letto pistoiesi nella fase pre pandemica - che porterebbe pertanto alla piena occupazione dei posti letto, provocherebbe la perdita di circa 130 posti di lavoro a Prato. Tra questi contiamo tanti infermieri, operatori socio sanitari (circa 100) e tecnico sanitario. Personale che le strutture pistoiesi potrebbero riassorbire ma senza doverne subire l'obbligo. Va da sé che l'emigrazione potrebbe anche avvenire verso Firenze e oltre l'Appennino verso la provincia bolognese determinando non poche difficoltà per le famiglie a raggiungere il proprio caro e allontanando il posto di lavoro ai professionisti sanitari e socio sanitari pratesi.” Per il segretario generale della Cgil di Prato Lorenzo Pancini la situazione dovrà trovare soluzione nell’interlocuzione tra gestori delle Rsa e i soggetti istituzionali di Regione e Società della Salute di Prato: “Cercheremo un’interlocuzione con la Società della Salute al fine di trovare una soluzione che possa contemperare la tenuta del sistema con il finanziamento del servizio.”
Società della salute che a breve convocherà i gestori per trovare una soluzione che venga incontro alle esigenze di tutti senza far delle male all’utenza, che per condizioni ed età, andrebbe invece messa al riparo da tutto.
Eleonora Barbieri
 

Data della notizia:  02.03.2023 h 00:07

 
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