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Rogo di via Toscana, carcere per le sorelle che gestivano la Teresa Moda. Condanne confermate in Cassazione


Otto anni e otto mesi a Lin You Lan e sei anni e dieci mesi a Lin Youli per il rogo che il primo dicembre 2013 costò la vita a sette operai cinesi. Entrambe si trovano attualmente in Cina ma al loro avvocato hanno detto che torneranno in Italia. La sentenza della Cassazione apre le porte del carcere


Redazione


Confermate dalla Cassazione le condanne ai gestori della confezione Teresa Moda distrutta da un incendio il primo dicembre 2013 costato la vita a sette operai cinesi: otto anni e otto mesi a Lin You Lan e sei anni e dieci mesi alla sorella Lin Youli accusate a vario titolo di omicidio colposo plurimo aggravato, omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche, sfruttamento della manodopera clandestina. Per entrambe si aprono ora le porte del carcere. I giudici di terzo grado hanno respinto la tesi della difesa, rappresentata dall'avvocato Gabriele Zanobini che ha già informato le sue assistite della sentenza definitiva. Entrambe si trovano in Cina e, stando al loro legale, avrebbero manifestato l'intenzione di tornare in Italia. Da tempo le due sorelle hanno fatto rientro nel loro paese di origine. A Lin You Lan fu il tribunale del Riesame a revocare il divieto di espatrio chiesto e ottenuto dalla procura di Prato, procura contraria alla restituzione del passaporto. La revoca arrivò a cavallo tra la sentenza di primo grado e l'Appello dietro richiesta dell'avvocato Zanobini. In precedenza l'imputata, così come la sorella, era passata da una progressiva attenuazione della misura cautelare: dal carcere ai domiciliari, dai domiciliari all'obbligo di firma con divieto di espatrio. Agli altri altri imputati, Lin Youli e il marito Hu Xiaoping (quest'ultimo assolto in Appello) il divieto di espatrio fu rimosso alla fine del processo di primo grado essendo venuta meno l'accusa più grave.
“Procederemo con l'ordine di esecuzione della pena – le parole del procuratore Giuseppe Nicolosi – appena riceveremo il dispositivo della sentenza della Cassazione”. Ordine di esecuzione che sarà consegnato alla polizia giudiziaria che dovrà mettere in moto le ricerche. C'è la carta dell'estradizione, nel caso le due cinesi non dovessero rientrare volontariamente in Italia, ma il problema principale sta nell'individuare dove effettivamente si trovino. Più difficile pensare ad una rogatoria che può essere attivata solo di fronte all'evidenza della loro presenza in Cina. Intanto la procura esprime soddisfazione per la conferma delle condanne: “Sono rarissime le applicazioni giurisprudenziali dell'articolo 437 del codice penale, cioè l'omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche – le parole del procuratore Nicolosi – tra le pochissime si conta il processo Thissenkrupp. E' una conferma molto importante”. Per la procura di Prato quello per il rogo di via Toscana resta il processo simbolo, seppure nel tempo è stato affermato altre volte il reato dell'omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche: è successo recentemente per l'incendio della casa-fabbrica della Tignamica e, un po' più indietro nel tempo, per l'infortunio nel capannone di via Tofani costato la vita ad un cinese.
Sette i morti nel rogo di via Toscana: tutti gli operai che dormivano nelle stanzette ricavate su un soppalco all'interno del capannone. Una tragedia senza precedenti dalla quale sono scaturiti due procedimenti penali, entrambi seguiti dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri. Oltre ai gestori cinesi, sono finiti infatti sotto accusa anche i fratelli Massimo e Giacomo Pellegrini, proprietari dell'immobile. I due imprenditori sono stati condannati in primo grado a sei anni e mezzo, pena ridotta a quattro in Appello. Ora si attende il pronunciamento della Cassazione.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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