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Pronto soccorso, cercasi barelle, infermieri e operatori sociosanitari. La denuncia della Cgil


Accessi record a causa dell'influenza, mancanza di spazi, poche barelle nonostante quelle arrivate in prestito da Villa Fiorita, carenza di personale: aspre critiche dal sindacato. "Negli ultimi due anni aumentati i pazienti e diminuiti infermieri e operatori sociosanitari, invariato il numero dei medici: situazione insostenibile"


Redazione


A colpi di trecento e passa ingressi al giorno, il pronto soccorso dell'ospedale di Prato fa fatica a tirare avanti. Problemi di spazi, di personale, di attrezzature. Problemi e basta, almeno a scorrere gli ultimi dati forniti dalla Funzione pubblica Cgil che parlano di seimila accessi in più dal 2014 ad oggi e di un una pianta organica – medici, infermieri e operatori sociosanitari – che avrebbe bisogno di rinforzi e invece, nel tempo, è stata alleggerita. La compagine degli infermieri si è ridotta di otto unità e così i professionisti impiegati al pronto soccorso sono scesi da 138 a 130. Una situazione drammatica per il sindacato che punta anche sulla carenza di barelle che non bastano neppure ora che la casa di cura di Villa Fiorita ne ha prestate alcune. E poi la mancanza di spazi con i pazienti costretti a stare nei corridoi.

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Tutto reso ancor più complicato in questo periodo che registra un sensibile aumento degli accessi a causa dell'influenza. “Per avere la stessa qualità e quantità di servizio offerta nel 2014, primo anno pieno di attività del pronto soccorso del nuovo ospedale, occorrerebbero – secondo Lorenzo Pacini, segretario aziendale della Cgil – sedici persone in più”. Nel dettaglio: 35 medici invece di 33, 79 infermieri invece di 67 e 32 operatori sociosanitari invece di 30. “In questo modo – il commento del sindacalista – si riuscirebbe a ristabilire l'equilibrio tra quantità e qualità delle prestazioni offerte”. Sono ancora i numeri a spiegare le condizioni di lavoro al pronto soccorso: tra il 2014 e il 2016 ogni medico si è fatto carico della diagnosi di oltre 160 pazienti in più mentre ogni infermiere ne ha assistiti 230 in più. Non va meglio agli operatori sociosanitari che a fronte di 180 pazienti da accudire hanno visto aumentare il loro carico di lavoro a causa della riduzione delle ore dei servizi affidati alla cooperativa. Il risultato è che sono aumentati gli accessi e sono diminuiti gli infermieri, sono aumentate le prestazioni e, al contempo, i compiti degli operatori sociosanitari e, infine, è aumentata la complessità dei casi che arrivano al pronto soccorso (tremila codici gialli in più negli ultimi due anni) ed è rimasto invariato il numero dei medici. Qualche giorno prima di Natale il direttore generale della Asl Toscana Centro, Paolo Morello, ha incontrato i sindacati. “Ci ha detto – dice Lorenzo Pacini – di non voler organizzare un ospedale sui picchi epidemiologici mentre noi riteniamo che tali picchi vadano previsti considerato che si verificano tendenzialmente ogni anno. Le soluzioni fin qui trovate, la medicina d'urgenza presso le strutture private e le cure intermedie utilizzate come prolungamento delle medicine, non stanno garantendo i risultati attesi e, tanto per ribadire, il territorio rimane sguarnito delle strutture adatte a dare le risposte di salute che i cittadini richiedono”. 

nadia tarantino
 
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