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Possibile il salvataggio del Cicognini alle Sacca, ora o mai più. Ecco perché


La storica residenza estiva del convitto Cicognini ormai consumata dal degrado e dall'abbandono. Ma non è detta l'ultima parola. Si è infatti realizzata una "combinazione astrale" inaspettata che restituisce speranza. Lo storico Assirelli: "Il ministro dei Beni culturali Franceschini annovera tra i suoi migliori amici il parlamentare pratese Giacomelli che potrebbe metterci una buona parola, mentre il sindaco potrebbe fare da mediatore e chiedere alla proprietà di subentrare"


Redazione


Fiori rossi di plastica attaccati al cancello che sbarra la strada che porta a quello che resta del convitto Cicognini alle Sacca. E' l'unica nota di colore in mezzo al degrado e all'abbandono totale. Lo storico edificio, residenza estiva dei collegiali fino ai primi del 1900 e dal 1943 dichiarato di interesse culturale, domina, dalle pendici della collina di Spazzavento, la periferia nord di Prato. La maestosa costruzione si sta lentamente sbriciolando, alcune parti sono già crollate e negli ultimi anni è stata ricordata solo per gli atti vandalici e la celebrazione di messe nere. Nei giorni scorsi è stata “Striscia la notizia”, con il Gabibbo, a riproporre la storia del vecchio Cicognini e a mostrare le rovine. Occasione per tornare sulla questione. Lo storico Alessandro Assirelli, che già in passato ha chiesto ai rettori del convitto Cicognini di salvare l'immobile donandolo a un ente pubblico, rinnova l'invito e intravede una possibilità più concreta. “Per il restauro servono circa 10 milioni – dice – sono tantissimi per un Comune ma non per un ministero. Il sindaco Biffoni, appena eletto, non penso si tiri indietro se il ruolo fosse quello di mediare, il ministro dei Beni culturali Franceschini non può dirci che non ci sono soldi per il recupero di un edificio così importante, uno degli amici del ministro è l'onorevole Giacomelli che in quanto pratese potrebbe metterci una buona parola”. Insomma, una triangolazione che dà speranza o, per dirla con le parole di Assirelli “una combinazione astrale” da mettere a frutto. La vecchia residenza estiva dei convittori qualche pretendente lo avrebbe. Si parla, e non da ora, di un progetto già pronto per la realizzazione di un ospizio privato. Ma la cessione gratuita al Comune oppure alla Regione sarebbe l'unica soluzione che garantirebbe una finalità pubblica. Al momento solo auspici, niente di concreto.
Finito di costruire nel 1276, l'immobile fu in origine il monastero di Santa Maria Gambarandoli che ospitava le suore “insaccate” per via del sacco che indossavano e che poi finì col dare il nome alla zona. Nel 1400, per 410 fiorini d'oro, il monastero fu acquistato dai monaci olivetani. Nel 1500 cominciarono i restauri e le opere di abbellimento come la cappella del monastero che fu realizzata dal maestro Gianfranco Cottoli. Il 26 giugno del 1775 il Granduca Leopoldo regalò la struttura al Cicognini che ne fece la sua residenza estiva e che ancora oggi mantiene la proprietà tutelata da una legge del 1939. Durante la Seconda guerra mondiale, la struttura, già in declino, servì come ricovero dei militari invalidi e negli anni successivi ospitò gli sfollati. Poi più niente, condizione favorevole per il degrado che pian piano si è mangiato il Convitto che ha avuto tra i suoi ospiti più illustri Gabriele D'Annunzio e Curzio Malaparte che al periodo trascorso alle Sacca dedicarono diversi scritti.

nadia tarantino
 

 
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